La faccia nascosta della Luna

Ben e Nana

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    Ben Bailey
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    -Ma devi proprio andare?-
    Poteva avvertire il broncio di Liam anche mentre gli girava le spalle, intento com'era a sistemare il completo grigio perla firmato Versace che aveva tanto accuratamente scelto per quella serata.
    Il padre della sua Mary aveva indotto quella sfarzosa festa per festeggiare quel fidanzamento con una donna molto più giovane di lui che aveva fatto mormorare tutta la società ''dei piani alti'' di New York che vedeva - dopo anni- una persona come quella cercare di ''accasarsi''.
    Ben sapeva bene che quella che il suo ex suocero stava costruendo era una bella immagine da offrire ai media, quella dell'uomo che si innamora della bella ragazza ( gli avevano infatto riferito che fosse bellissima) e che con lei costruisce una famiglia degna della migliore pubblicità della Mulino Bianco, ma sapeva altrettanto bene che ciò che il padre di Mary, Anthony Sullivan, voleva da lui era altrettanta apparenza.
    -Liam- lo ammonì dolcemente.-Ne abbiamo già parlato: è solo un ricevimento come altri, non mi farà nulla e passerò un paio d'ore fuori casa dando a te e Alice il tempo di ingozzarvi di schifezze e vedere film. A proposito, fai lo zio responsabile ed evitale The Ring, lo sai che quella bambina le fa impressione- snocciolò, recuperando il bastone ed alzandosi per osservare il fratello minore.
    Liam aveva ancora un broncio poco convinto che gli strappò un sorriso: si avvicinò a lui e gli strinse la spalla con una mano, in un gesto affettuoso. Sapeva che suo fratello si sentiva in colpa, ma la verità era che in quella storia un vero e proprio colpevole non c'era: Ben sapeva che la sua gamba stava peggiorando, che le aree colpite erano state affette da una rara malattia degenerativa che lo avrebbe portato in chissà quanto tempo alla morte. Eppure sapeva che se avesse potuto tornare indietro, non avrebbe esitato: si sarebbe lanciato in mezzo alla rissa per difendere suo fratello.
    Liam ed Alice erano le uniche persone al mondo che meritassero il suo amore, il suo cuore e la sua stessa vita
    -Andrà tutto bene- gli ripetè. Ed era sincero, era sereno mentre lo diceva perchè ci credeva: sarebbe andato tutto bene perchè, come Mary non mancava di ripetere, sopra le nuvole, il cielo è ancora azzurro.
    Liam sfoggiò un piccolo sorriso ed annuì, lasciando che il fratello salutasse la piccola Alice e raccomandasse ad entrambi di non far saltare in aria la casa.

    ***




    Pareva quasi che al ricevimento fosse accorsa tutta New York: era vero che casa Sullivan dall'alto della sua magnificenza ed imponenza avrebbe potuto ospitare praticamente qualsiasi tipo di festa, ma Ben pensò che tutto quel lusso fosse semplicemente eccessivo mentre dava disposizioni al suo autista affinchè tornasse a prenderlo per mezzanotte: si sentiva un pò un Cenerentolo incravattato, ma aveva due bambini cui tornare e a cui voleva e doveva tener conto.
    Entrò dunque nel maestoso ingresso di quella casa, ove un solerte cameriere si incaricò di accompagnarlo nella sala ricevimenti che brulicava di persone.
    Mancava solo lui?
    -Ben, caro Ben!- quella voce ebbe l'effetto di farlo trasalire e voltare, giusto per incontrare lo sguardo marrone scuro di Anthony Sullivan, così fortunatamente diverso da quello di Mary e Alice da fargli tirare un sospiro di sollievo ogni qualvolta incrociava lo sguardo di sua figlia.
    -Mi dispiace, signor Sullivan, non volevo fare tardi ma il traffico non perdona- disse cortesemente, strappando una sguaiata risata all'uomo che gli diede una pacca sulle spalle tale da quasi indurlo a sputare il pranzo di Capodanno del 1999.
    -Ma no, ma no caro! Vieni anzi, voglio presentarti la mia adorabile fidanzata prima di metterci a tavola! Tu ovviamente cenerai con noi, vero?-
    -Se siete tanto buono da concedermi quest'onore...-
    -Ma sicuro, caro ragazzo!
     
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    Ero caduta irrimediabilmente dalla padella alla brace, senza possibilità alcuna di redimermi. Non che ne avessi mai avute in realtà, di possibilità, ma di certo non mi sarei mai aspettata di toccare un fondo ancor più basso del precedente. Avevo sempre temuto i miei capi, pericolosi criminali mafiosi e malavitosi che avevano costruito intorno a me e mia sorella una prigione dorata, fatta di sfarzi, di lusso e perdizione. Una vita che molti avrebbero desiderato, se non fosse stato per un fin troppo alto prezzo da pagare, che prevedeva la concessione di corpo e anima e perfetti sconosciuti. Ebbene sì, nonostante esercitassi l'onesta professione di escort da circa una decina d'anni, non avevo mai avuto il coraggio di sentirmi a mio agio in un posto tanto malsano quanto corrotto e orribile. I clienti erano ovviamente obbligati a trattarci con i guanti, come da regolamento, ma una volta chiusa la porta della suite, chi poteva effettivamente prevedere cosa sarebbe successo? Non tutti erano clementi e in vita mia ne avevo veduti fin troppi di schifosi che non esitavano a dar sfogo alle più perverse fantasie: ci toccavano, ci bramavano, ci possedevano nel modo che più gli aggradava e noi nulla, dovevamo adeguarci. Quante volte avevano richiesto i servigi di noi gemelle in un manage a trois? Quante volte io e mia sorella ci eravamo concesse l'un l'altra per soddisfare le porcate mentali di qualche depravato? Non andavo affatto fiera della mia vita, ma forse un giorno sarei riuscita a riscattare la libertà tanto agognata: dopotutto, il debito da saldare non era altri che una cifra di numeri limitati e chissà magari un giorno, con le nostre forze, sarei riuscita ad estinguerlo insieme a Rei.
    Quel giorno, tuttavia, sembrava essere lontano anni luce e, al momento, avrei dovuto pazientare ancora un poco.
    Anthony Sullivan, un'importante anfitrione della città, si era presentato la settimana passata alla Maison de Pleasure di buon ora e aveva richiesto ai nostri capi di poter affittare in esterna una di noi ragazze per quello che si prospettava essere motivo di grande urgenza. Non venne raccontato molto, se non ordinato di recarci alle sei del mattino nella hall, cosicché il tanto rinomato imprenditore avesse potuto scrutarci con attenzione e fare la sua scelta. Praticamente, non eravamo altro che carne al macello, ma a tutte piaceva pensare che contassimo almeno un minimo se fra tante case di piacere la nostra era stata designata come la più adeguata. Non riuscii a fare a meno di trattenere il fiato quando i suoi occhi si posarono su di me, scrutandomi con attenzione, soffermando lo sguardo su ogni millimetro di carne attaccata alle mie ossa. Si era avvicinato assorto, mi aveva preso il volto con due dita e mi aveva obbligato a guardarlo: vidi molta freddezza in quegli occhi ghiacciati, molta crudeltà, molto potere. Avrei voluto nascondermi, abbracciare mia sorella e affondare il capo sulla sua spalla, chiudendo gli occhi e scacciando dalla mente anni e anni di sevizie.

    ***

    Il signor Sullivan aveva preso l'abitudine di trascorrere molto tempo con me, al fine di conoscermi meglio e di spiegarmi un paio di dettagli tecnici che avrei dovuto stampare nella mente e ripetere a menadito. Avrei dovuto recitare una parte, forse solo per un breve periodo, forse per tutto il resto della mia inutile e insignificante vita. Poiché sebbene investire i panni di fidanzata nonché amante di uno dei più ricchi uomini americani non fosse poi tanto diverso dalle mansioni di una quotidianità per lo più asfissiante, il lasciare per un determinato periodo la casa di piacere avrebbe significato distaccarmi completamente da mia sorella. Mi era stato tuttavia concesso di poterla vedere ogni fine settimana per circa cinque ore il sabato e sei la domenica, un tempo assai limitato ma sempre meglio di nulla.
    Quel sabato sera, tuttavia, non potei incontrarmi con lei a causa della cerimonia di fidanzamento ufficiale che si sarebbe tenuta nella villa di proprietà Sullivan. Per l'occasione mi era stato regalato un vestito rosso che, a detta della servitù e del padrone stesso, si intonava perfettamente con la carnaggione chiara di cui madre natura mi aveva forbita, nonché con i lunghi capelli biondi. Gli invitati erano arrivati a stormi da dieci e, da professionista qual ero, cercai di fingere al meglio, dipingendomi sulle labbra un sorriso che nascondeva in realtà il travaglio di profonde sofferenze. E, proprio mentre finivo di complimentarmi con la signora Beautoux per via dell'elegantissima e impeccabile pelliccia di daino, udii la voce del mio promesso sposo chiamarmi.
    -Samantha, tesoro, vorrei presentarti una persona!- esclamò con voce affabile, totalmente diversa da quella freddezza che predominava nel suo animo quando -forse per calarsi nella parte- mi possedeva.
    Mi voltai dunque con il sorriso sulle labbra, cercando di dare alito a quell'impeccabile messa in scena per il bene mio e di mia sorella.
    Eppure, nel momento stesso in cui incontrai il suo sguardo, non potei fare a meno di sbiancare. Ben, l'unica persona al mondo che mi aveva trattata con riguardo e amore, era proprio lì, davanti a me. Non mi ero mai presentata al suo invito al cinema, non ne avevo purtroppo avuto né tempo né modo, sebbene avessi tanto voluto trascorrere più tempo con lui, conoscerlo meglio.
    E, invece, il destino mi giocava l'ennesima beffa, senza fornirmi la possibilità di spiegargli.
    -Caro Ben, ti presento la sola e unica donna che abbia avuto l'ardire di rubare il cuore del tuo suocero preferito- disse orgoglioso, offrendomi la sua mano, che non esitai ad afferrare.
    Dovevo farlo, non avevo scelta.
    -Samantha Deveraux, lieta di conscerla- e sebbene stessi facendo del mio meglio, solo l'occhio esperto di mia sorella avrebbe potuto scorgere quanto in realtà mi sentissi a disagio.
    lhAq7mM


    Edited by ;Nina - 1/4/2015, 17:57
     
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    Quando suo suocero lo mise davanti a quella ragazza, Ben la riconobbe immediatamente nella gentile e triste fanciulla che aveva aiutato la sua piccola Alice quando questa si era persa in una spiaggia: quella stessa che aveva invitato al cinema ma che non si era mai presentata all'appuntamento.
    -Samantha, tesoro, vorrei presentarti una persona!- aveva detto Mr Sullivan, costringendola a girarsi: per un instante, in quelle iridi azzurre così simili alle sue, Ben potè sorgere qualcosa come sgomento che fu presto sostituito da cordialità e sicurezza che, ne era certo, la ragazza non possedeva.
    Era sicuramente una bravissima attrice e Ben si chiese quale fosse il vero volto della bella ragazza che aveva davanti, se quello della fidanzata di uno dei più ricchi uomini d'America o quello della ragazza gentile con cui aveva trascorso piacevolmente qualche istante a chiacchierare.
    Era Samantha il suo vero nome?
    -Caro Ben, ti presento la sola e unica donna che abbia avuto l'ardire di rubare il cuore del tuo suocero preferito- aggiunse orgogliosamente suo suocero. Ben sapeva cosa Anthony Sullivan si aspettava da lui, gli uomini come suo suocero e suo padre erano tutti uguali, in fondo e non disattese nè le sue aspettative nè le regole della cavalleria, inchinandosi di fronte alla ragazza che si era presentata.
    -Signorina Deveraux è un onore conoscerla! Il mio nome è Benjiamin Gale Bailey, ma dato che presto saremo più o meno parenti, la prego di chiamarmi Ben- recitare era un'arte che nemmeno a Ben era del tutto sconosciuta, essendo stato il cinema la sua più grande passione sin da quando aveva fatto i suoi primi passi nel mondo. Si aggrappò al bastone con entrambe le mani, rivolgendosi al suocero con aria tranquilla e serena: in fondo, ciò che Samantha Deveraux - o chiunque ella fosse in realtà- faceva non erano affari suoi. Non erano padre o figlia o amici, non erano niente che andasse oltre la più superficiale delle conoscenze: chi era Ben Bailey per erigersi a guidice?
    Non aveva forse mai sbagliato? Ben sapeva di essere stato e di continuare ad essere un umnao imperfetto come mille altri.
    Non aveva mai mentito? Ingannato, sebbene per il bene delle persone che gli stavano intorno? Non aveva mai preso decisioni di cui si era pentito?
    No, no, mille volte no.
    Errare, ingannare, mentire è qualcosa di umano. Cambiano le motivazioni, certo, ma Ben sapeva che la sostanza era sempre quella.
    -Le voci sulla sua bellezza non le rendono giustizia, caro suocero. Spero che il regalo che le ho fatto possa piacere a te...- rivolse un cordiale sorriso sincero alla ragazza.-..che a te, Samantha
    Anthony parve apprezzare la cortesia del genero, sorridendogli amabile.
    -Sono sicuro che il tuo ottimo gusto sia riconosciuto a livello internazionale- scherzò bonariamente.
     
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    NATALIE CAVENDISH
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    Non avrebbe dovuto importarmi, per nulla: dopotutto, le mie mansioni non si limitavano semplicemente ad accettare passivamente gli ordini dei miei signori, soddisfacendo ogni loro ordine e desiderio?
    Era una vita intrisa di peccato e squallore, la mia, così come quella di qualsiasi altra escort. Certo, la Maison de Pleasure offriva vantaggi e un lusso che non tutte le case di piacere potevano vantare, ed era famosa proprio per l'accoglienza che le proprie inquiline rivolgevano ai vari clienti che ne richiedevano i servigi.
    Ma cos'era il lusso rivestito di lussuria se si era costretti a vedere privati la propria libertà? Non potevamo decidere o fare alcunché che non comprendesse il rispetto del protocollo e dovevamo attenerci alle regole che i piani alti ci impartivano. Perché non abbandonare o fuggire, penserete, una dubbio razionalmente lecito: sfortunatamente non noi, non è così semplice.
    O meglio, nulla è semplice quando si ha che fare con la mafia organizzata, poiché una volta che sei dentro è difficile uscirne fuori, soprattutto quando si devono estinguere debiti familiari.
    In quel momento, tuttavia, non erano questi i pensieri che mi aleggiavano per la mente: stavo, infatti, sentendomi come un ladro che celava la propria identità dietro una maschera ben costruita, un individuo meschino che stava adesso recitando la parte della matrona vergine e benestante per ingannare non solo gli occhi della società benpensante, ma anche una delle persone più sincere e degne di merito che avessi mai conosciuto in vita mia.
    Ben non se lo meritava, non avrebbe dovuto assistere a tutta quella scenata, non si sarebbe neanche dovuto trovare alla festa di fidanzamento. Chi si sarebbe mai aspettato che il destino potesse essere tanto beffardo?
    Si era preso gioco di me abbastanza, ormai, che motivo aveva di infierire ancora?
    -Signorina Deveraux è un onore conoscerla! Il mio nome è Benjiamin Gale Bailey, ma dato che presto saremo più o meno parenti, la prego di chiamarmi Ben- si presentò Ben, inchinandosi secondo il protocollo della cavalleria.
    Mi si stringeva il cuore nel coinvolgerlo in quella pagliacciata, ma non potevo proprio fare diversamente: ne valeva delle condizioni di mia sorella, la persona che contava più della mia stessa vita.
    -Le voci sulla sua bellezza non le rendono giustizia, caro suocero. Spero che il regalo che le ho fatto possa piacere a te...- contino, volgendomi una seconda volta lo sguardo, seguito da un sorriso sincero. -..che a te, Samantha-
    Era difficile non lasciarsi trasportare dalla sua ilarità ben riposta, e forse il sorriso che spuntò leggero sulle mie labbra fu la prima sfumatura veritiera della serata.
    -Mi lusingate, Signor Bailey. Apprezzerò sicuramente il vostro dono, e grazie ancora per essere venuto al ricevimento!- risposi, non potendo fare a meno di arrossire leggermente. Era strano rivolgersi a lui per cognome, dato che fin dal nostro primissimo incontro ci eravamo familiarmente dati del tu.
    Ora non sei più Nana, né Natalie, ricordi?
    Scacciai a forza quella fastidiosissima ma veritiera vocina della mia coscienza, rifugiando lo sguardo in un punto indefinito della stanza.
    -Sono sicuro che il tuo ottimo gusto sia riconosciuto a livello internazionale- scherzò bonariamente Antony, recitando perfino meglio di me.
    -Tesoro..- continuò poi, poggiandomi affettuosamente una mano dietro la schiena. - Perché non accompagni il carissimo Ben nella sala buffet? Sono sicuro che sarai affamato, caro genero, non è così? Spero che la cucina italiana e francese sia di tuo gradimento!-
    Annuii sorridendo, senza fare tuttavia a meno di pensare al pasticcio nel quale mi stessi cacciando: certamente, Ben non era il tipo da spifferare la cruda verità -sempre ammesso che l'avesse intuita- ai quattro venti. Era un uomo benevolo come ormai non ne esistevano più e prendermi gioco di lui in quel modo rappresentava davvero un'affronto alla buonafede umana.
    -Certamente!- mi affrettai a dire, affiancandomi a Ben. - Antony ci tiene a fare bella figura, non sembra ma è un tipo piuttosto timido!- gli sussurrai in confidenza, strizzandogli poi l'occhio.
    Un comportamento non di certo da me, molto più da Samantha.
    E, in quel momento, dovevo sforzarmi di essere lei.
    - Venga, da questa parte Signor Bailey- lo richiamai dolcemente, indicando la via con un gentile gesto della mano.
    lhAq7mM
     
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    Non capiva, eppure intuiva.
    Negli ambienti più malsani, per essere gentili, si diceva che Anthony Sullivan tenesse in vita il genero in riconoscimento delle sue doti umane ed intellettive: nella previsione, dunque, di farne suo legittimo erede in quanto sporvvisto di figli maschi.
    Ben non aveva mai creduto a quella storia. E continuava a non crederci mentre seguiva Samantha verso la sala del ricevimento: aveva una fidanzata che aveva istruito perchè recitasse una parte, quindi decisamente Ben non gli serviva.
    No, no. C'era qualcosa in quell'uomo che gli sfuggiva.
    Si schiarì la voce ed osservò la ragazza che lo precedeva, senza sapere che dire. Certo era che in quei corridoi ci fossero troppi occhi ed orecchie e nonostante tutto non voleva metterla nei guai.
    -Perdoni la sfacciataggine, ma quel vestito le sta veramente bene. Se posso suggerire, però, le consiglierei un bel blu marino, la prossima volta- disse, interrompendo il silenzio.
    La sala buffet, già piena di gente che chiacchierava e mangiava attirò la sua attenzione: si rese conto di avere fame.
    Nervoso, Ben?
    Raccolse un piatto con una mano e solerti camerieri si affrettarono a riempirglielo di ogni prelibatezza, cosa di cui Ben non potè che essere grato: una valanga di cibo sarebbe stato sufficiente a tenerlo occupato il tempo che bastava perchè le ore che aveva promesso alla piccola Alice e suo fratello volassero e non fosse costretto ad assistere a quella pagliacciata.
    Provava per Samantha/Nana quel misto di protezione e affetto che avrebbe potuto provare per la sua Alice e il saperla vittima di chissà quale intrigo lo faceva seriamente arrabbiare.
    Cosa che non andava bene per niente per il suo stato di salute.
    -Allora, da quanto tempo lei e mio suocero vi conoscete?- chiese. Tanto valeva reggere il gioco, si disse, sedendosi ad uno dei tavoli disponibili: raccolse una bruschetta ottimamente condita con pomodoro, cipolla e olive nere e se la portò alle labbra, masticandone vigorosamente un morso, sentendo il suo stomaco ringraziare.
    Effettivamente riconosceva che il saltare il pranzo non fosse stata un'ottima idea.
     
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    Per quanto sarei riuscita a portare avanti quella farsa nei confronti di un uomo onesto come Ben? Sapevo che non se lo meritasse e se soltanto avessi potuto lo avrei trascinato in qualche angolo remoto dell'immensa villa raccontandogli così ogni cosa. Eppure, a ricordarmi che non avrei potuto compiere una mossa così azzardata, era la condizione precaria in cui si ritrovava mia sorella: Anthony era stato chiaro a riguardo e non avrebbe ammesso errori. Perché ogni mio indugio sarebbe corrisposto ad una punizione esemplare per Reira, la persona che più avevo a cuore in questo mondo, l'unico pretesto per andare avanti.
    E poi, in un giorno esattamente uguale ad ogni altro, era arrivato Ben: ci eravamo visti una sola volta, in spiaggia, e parte del tempo lo spendemmo impacciatamente tra ringraziamenti e guance rosse dovute al fatto che avessi ritrovato la sua bambina. Una piccina stupenda, la piccola Alice, che aveva messo in luce tutta quell'apprensione materna che avevo riservato sempre e solo per mia sorella: mi aveva semplicemente conquistata, con quei suoi occhioni azzurri, la vocetta allegra e il modo vivace e spensierato di intendere la vita, possibilità che nel mio caso era stata reclusa fin troppo prematuramente.
    E, adesso, osservando i lineamenti gentili e maturi di un Ben perfettamente galante, potevo scorgere molti caratteri presenti anche nel giovane viso della piccola Alice.
    Chissà, magari un giorno, l'avrei rivista.
    -Perdoni la sfacciataggine, ma quel vestito le sta veramente bene. Se posso suggerire, però, le consiglierei un bel blu marino, la prossima volta- mi rivelò, quando lo presi sotto braccio per accompagnarlo in sala.
    Fui quasi sicura che fossi arrossita, o almeno le guance presero leggermente a pizzicare, mentre un sorriso imbarazzato mi sollevò gli angoli della bocca.
    -Non è affatto sfacciato Ben, apprezzo molto la sua sincerità- ammisi, sorridente. Una sincerità che non potresti mai sfoggiare, vero Natalie?
    -Il blu è a dire il vero uno dei miei colori preferiti!- mi ritrovai ad ammettere quasi entusiasta, capendo troppo tardi di aver anche solo per un'istante abbandonato il ruolo che mi era stato minuziosamente consigliato di interpretare. -...Ma Anthony teneva tanto che indossassi questo vestito color rubino che non ho saputo dirgli di no!- aggiunsi prontamente, cercando di rendere credibile quella bugia che stava acquisendo del surreale.
    Raggiungemmo in breve tempo la sala gremita di invitati, sedendoci ad uno dei tavoli dopo che Ben ebbe afferrato una bruschetta deliziosamente condita.
    -Allora, da quanto tempo lei e mio suocero vi conoscete?- mi domandò, addentando il piccolo ma croccante antipasto con gusto.
    Anthony era stato previdente anche in questo, inventando una versione con i fiocchi, così da non suscitare il più piccolo sospetto nelle menti di nessuno.
    -Ad una mostra a Parigi la scorsa estate, nel periodo d'agosto- recitai, dipingendomi un delicato sorriso mentre, al di là del rossetto rosso, mi sentivo morire come mai in vita mia.
    Soprattutto perché, adesso che ci pensavo, fu proprio nello stesso periodo che avevo incontrato anche Ben. E, decisamente, non era affatto possibile che fossi in due posti in contemporanea dato che ancora non mi era stato concesso il potere dell'ubiquità. -Ma ero già stata a New York prima di allora e, se non sbaglio, lo intravidi più di qualche volta a varie conferenze stampa, sì- cercai di arrampicarmi sugli specchi e forse la pronta risposta poteva quasi fornire un contorno reale a tutta la faccenda.
    -Anthony mi ha parlato molto di lei, sa?- e, in effetti era vero, dato che mi aveva praticamente intimato che, tra tutti gli invitati, sarebbe stato quello più difficile da convincere. -Mi ha confidato che vorrebbe renderla l'erede dell'azienda, non appena annuncerà il suo congedo- sorrisi, buttandola lì e cercando di spostare l'attenzione su qualcosa che non andasse a scavare sulla mia falsa vita privata.
    lhAq7mM
     
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    Si dice che ogni essere umano sia un pò come la luna: dietro ogni facciata perfettamente costruita si nasconde il nostro vero essere, ciò che gli altri non possono vedere.
    L'altra metà della luna.
    Osservando Nina, Ben ebbe come l'impressione che la ragazza fosse esattamente come la luna, capace di mostrare una facciata ben costruita per ordine di chiunque la pagasse, ma non era sicuro che fosse il denaro il problema: il punto era... Quale era la vera metà di quella luna?
    -Non è affatto sfacciato Ben, apprezzo molto la sua sincerità. Il blu è a dire il vero uno dei miei colori preferiti! fece una pausa, come rendendosi conto di aver osato troppo, ma Ben era felice di quel pezzetto di sincerità che gli era stata concessa: quel luogo lo soffocava, quelle persone lo disgustavano ed era felice che Nina fosse presente, a rischiarare un pò il buio di quella villa.
    Le era sinceramente affezionato, tutto sommato. Un pò come avrebbe potuto affezionarsi ad una sorella minore.
    -...Ma Anthony teneva tanto che indossassi questo vestito color rubino che non ho saputo dirgli di no!- aggiunse Nina, tornando ad indossare la sua maschera. Ben si disse che non importava e le resse il gioco.
    -Certo, come non capirlo! Il rosso, in fondo, è il colore che Beatrice indossava nel Paradiso, quando incontrò Dante dopo il suo lungo viaggio tra Inferno e Purgatorio: il colore dello spirito santo, della passione, del sangue. Mio suocero deve pensare di trovarsi di fronte alla sua donna-angelo e devo dire che in fondo non gli do tanto torto!- le strizzò l'occhio con fare complice.
    Raggiunta la sala dove era stato sistemato il buffett, Ben si servì allegramente di un pò di tutto, pensando che quantomeno il cibo fosse ottimo e che fosse nei suoi diritti strafogarsi tra una chiacchiera e l'altra!
    -Ad una mostra a Parigi la scorsa estate, nel periodo d'agosto. Ma ero già stata a New York prima di allora e, se non sbaglio, lo intravidi più di qualche volta a varie conferenze stampa, sì
    Ben finì la sua bruschetta, limitandosi ad annuire ed evitando di farle notare come quella storia facesse acqua da tutte le parti: ma non che non fosse ben costruita, anzi! Era solo che non riusciva a capire di che cosa fidarsi.
    -Anthony mi ha parlato molto di lei, sa? Mi ha confidato che vorrebbe renderla l'erede dell'azienda, non appena annuncerà il suo congedo
    Tagliò un pezzo di involtino al salmone affumicato, philadelphia ed erba cipollina, portandoselo alla bocca, con un piccolo gemito di piacere nella sensazione paradisiaca di quel salmone che si scioglieva in bocca.
    Si, Ben aveva un rapporto molto stretto col cibo.
    -Mio suocero è troppo buono con me- replicò tranquillamente.-Non ho il suo ingegno nella conduzione della mia azienda, solo molta fortuna
     
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    Ben era un uomo buono, lo avevo capito fin dal nostro primo incontro in spiaggia, quando si era offerto di comprarmi un gelato a mo' di ringraziamento per aver ritrovato la figlioletta. Un uomo a modo, come ne esistevano pochi al giorno d'oggi, e di certo non si meritava tutte le menzogne di cui gli stavo riempiendo la testa. Ma d'altra parte, cosa avrei potuto fare?
    L'unica a rimetterci, in questa storia, sarebbe stata Rei ed io non potevo permettere che arrivassero a farle del male: mia sorella era legata a me come io lo ero a lei, due perfette metà di un cuore che non avrebbero potuto sopravvivere l'una senza l'altra. Si era presa cura di me fin da quando eravamo piccine, bimbe che adoravano esplorare il mondo e che tuttavia ne avevano scoperto fin troppo presto la crudeltà nascosta dietro una terribile maschera sociale, dalla quale non avevamo ancora avuto modo di sottrarci, fuggire.
    E poi, a complicare l'intero quadro, era giunto Anthony. Non era la prima volta che lo vidi nella Maeson de Pleasure, la volta che mi scelse come sua consorte di facciata, invero lo avevo notato più di qualche volta trattare con i capi dell'intera organizzazione, neanche fossero vecchi amici che non si vedessero da tempo e desiderosi di recuperare il tempo perso. Non sapevo ancora i suoi piani, ma qualunque essi fossero stati, non avrei permesso in alcun modo che finissero per coinvolgere un'anima buona come Ben.
    -Certo, come non capirlo! Il rosso, in fondo, è il colore che Beatrice indossava nel Paradiso, quando incontrò Dante dopo il suo lungo viaggio tra Inferno e Purgatorio: il colore dello spirito santo, della passione, del sangue. Mio suocero deve pensare di trovarsi di fronte alla sua donna-angelo e devo dire che in fondo non gli do tanto torto!- ammise, esibendosi in un'innocente occhialino che mi strappò un sorriso divertito. Aveva dei modi, Ben, che avrebbero messo a proprio agio anche la persona più timida e agitata della terra.
    - Gli uomini di cultura affascinano più della cultura stessa- mi ritrovai ad ammettere, sfoggiando un sorriso divertito. - Semplice passione o esercita in qualche cattedra?- domandai, prendendo un bicchiere di vino rosso e portandomelo innocentemente alle labbra.
    Sapevo fingere bene, ma innanzi a lui era come se tutte le mie difese venissero abbattute: si notava lontano un miglio che fosse un perfetto e acculturato gentiluomo, così come un occhio espertissimo avrebbe potuto facilmente rassomigliarmi alla mentitrice più arguta e disonesta della storia. Insomma, innanzi a Bejamin Bailey, tutta la mia sicurezza scompariva, semplicemente.
    -La ringrazio comunque per i suoi complimenti!- arrossii, sinceramente. -Anthony non è solito farne se non in pubblico- aggiunsi piano, con una nota di malinconia che mi affrettai a scacciare dal volto. Dopotutto, quando mai si era rivolto a me in maniera gentile? Ciò non era avvenuto neanche sotto le coperte, poiché la sua era un'ostentazione di puro e semplice possesso, nulla più.
    -Ma d'altra parte è un uomo estremamente complicato, intrigante sotto certi aspetti di vista e... Indifeso sotto altri- riportai dunque divertita il bicchiere alle labbra, prendendone una generosa sorsata.
    Fortunatamente il discorso si incentrò sul futuro erede dell'azienda, che Anthony aveva deciso di dare niente popò di meno che a lui. Non mi erano chiari tutti i passaggi, ma uno degli aspetti positivi -almeno in questo caso- di una escort professionista era proprio quello di riuscire a farsi confidare ogni più piccola cosa il cliente avesse bisogno di condividere. Con Anthony non sarebbe stato lo stesso, ma forse sarei potuta venire a capo di qualche informazione riservata.
    -Mio suocero è troppo buono con me- replicò tranquillamente Ben. -Non ho il suo ingegno nella conduzione della mia azienda, solo molta fortuna-
    Alzai un sopracciglio, deliziata da quel piccolo incontro che il fato aveva deciso di donarmi.
    -Penso che ammiri la sua onestà e modestia, invero- arrossii un poco, mentre rivelavo piccole e semplici qualità insite nel suo animo. -Non ce ne sono di molti come lei, Ben, è davvero un uomo prezioso ed è impossibile non rimanere catturati dal suo fascino- e mi resi conto troppo tardi di quelle parole, che contribuirono ad aizzare due rossi prorompenti sulle guance chiare. -Ovviamente, non mi riferisco alla componente fisica. Cioè, non solo a quella!-
    Panico, panico, panico.
    Attieniti al copione, Nana, non una parola di più, non una di meno!
    lhAq7mM
     
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    Ben Bailey
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    - Gli uomini di cultura affascinano più della cultura stessa. Semplice passione o esercita in qualche cattedra? gli chiese, portandosi alle labbra un bicchiere di vino.
    Osservandola, sebbene continuasse a vedere una Liam al femminile, quasi una ragazzina da coccolare, capiva perfettamente cosa avesse spinto suo suocero a cercare di accaparrarsela: ma ciò che vedevo Ben, in quegli occhi, era il riflesso di una bambina perduta che giocava a fare la donna.
    -Un pò un miscuglio di entrambe le cose, immagino: da giovane avrei voluto fare l'insegnante di letteratura, e sono piuttoto certo che mia madre avrebbe preteso minimo che insegnassi a Yale, ma poi le circostanze hanno dato alla mia vita una direzione differente- spiegò, un quieto sorriso ad illuminargli il volto. Prese un sorso di un frizzante vino bianco, ottimo da accompagnare alle pietanze che stava mangiando: piatto forte scelto era una chateaubriand con salsa berese, tipico della cucina francese.
    Ne tagliò un pezzo, assaporandolo con gusto, prima di tagliarne un pezzo anche per lei.
    Le porse la forchetta, sorridendo. Dopotutto - era il vantaggio di avere Liam per casa- aveva imparato che il buon cibo non si rifuta mai e che, probabilmente, anche Dio deve essere una buona forchetta.
    -Assaggi. E' semplicemente divino!- la invitò, rassicurante, con il tono di un padre che imbocca la sua piccola bambina, un pò capricciosa e restia a mangiare ma pur sempre adorabile.
    Ed era davvero divino, quello chateaubriand. La carne era caramellata fuori ma ancora al sangue dentro e il tutto era mitigato dalla dolcezza della salsa che portava, quasi, la carne a sciogliersi in bocca.
    -La ringrazio comunque per i suoi complimenti! Anthony non è solito farne se non in pubblico. Ma d'altra parte è un uomo estremamente complicato, intrigante sotto certi aspetti di vista e... Indifeso sotto altri-
    Le sorrise, poco convinto. In realtà, Ben trovava il suocero piuttosto inquietante, ma evitò di dirlo.
    -Immagino- commentò semplicemente.
    -Penso che ammiri la sua onestà e modestia, invero. Non ce ne sono di molti come lei, Ben, è davvero un uomo prezioso ed è impossibile non rimanere catturati dal suo fascino. Ovviamente, non mi riferisco alla componente fisica. Cioè, non solo a quella!- cercò di rassicurarmi quando le espressi i miei dubbi sulla mia capacità di gestione dell'azienda di mio suocero.
    Le rivolsi una risata divertita.
    -Tranquilla, nessuno mi faceva un complimento dalla morte di mia moglie. Va bene, non lo dirò al tuo fidanzato... Non ci tengo ad essere sfidato per singolar tenzone!

     
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