Do you wanna eat the pie?

Amdir e Tauriel

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    Amdir Noldor

    ❝L’arciere maldestro
    se la prende con il vento❞
    ■ 528 anni ■ Elf ■ Single ■ Scheda ■ Guaritore/Consigliere Reale ■ LB/CB

    «
    Atto! Atto!»
    Aprì un occhio, poi un altro mentre il faccino sorridente di Finduilas si materializzava davanti ai suoi occhi: la sorellina sembrava essere particolarmente eccitata per qualcosa di non meglio identificato. Le accarezzò i capelli prima di afferrarla per le braccia e buttarla sul letto, iniziando a farle il solletico per farle pagare l'averlo svegliato: non che Amdir amasse particolarmente starsene in panciolle e dormire, ma il giorno prima era stato costellato di riunioni del Consiglio - tutte puntualmente volte a rimproverare a Dorlas il non avere ancora dato al popolo elfico una discendenza e una futura Regina-, capaci di procurargli un mal di testa che di regola avrebbe tenuto per un attacco di orchi affamati, nonchè di cure che aveva rivolto ad un battaglione tornato da una missione in una Foresta Oscura non troppo lontana dal regno elfico.
    Le risate di Finduilas lo strapparono dai suoi pensieri, costringendolo ad osservare il volto arrossato della sorellina, ascoltandone deliziato la risata argentina prima di darle un bacio sul naso e lasciarla andare: svelta, la sorellina gli lanciò le braccia al collo, baciandogli una guancia, accoccolandosi come un gattino alla ricerca di coccole.
    «Atto, Ilyalisse ed io abbiamo fatto due torte di mele, una per te e una per Tauriel!» esclamò sorprendentemente gioviale la bambina. Era incredibile quanto in fretta i suoi fratelli avessero legato con il Capitano delle Guardie, andando oltre la sua aria da dura guerriera.
    Amdir si chiedeva spesso se avrebbe dovuto essere almeno un pò geloso delle attenzioni che i bambini riservavano all'elfa dai lunghi capelli rossi, ma la verità era che gli faceva piacere l'averli istruiti abbastanza bene da non fermarsi all'apparenza: Tauriel era un animo buono, un cuore d'oro e un ottimo Capitano che lavorava ogni giorno per garantire la sicurezza di coloro che le stavano intorno.
    «Dici che possiamo portargliela?»
    Davanti al faccino speranzoso della sorellina, Amdir annuì con un sorriso.
    «Ma certo, nin land. Credo che ne sarà entusiasta!» o incredibilmente imbarazzata ma preferì non puntualizzarlo, alzandosi per andare poi a vestirsi, trovando Finduilas sulla soglia, con la torta in mano e lo sguardo allegro di chi va a trovare una vecchia amica.
    Prese lui la torta con una mano prima di darle l'altra che la sorellina accettò, stringendo al petto la sua bambola, prima che entrambi si dirigessero verso l'abitazione di Tauriel. Fu la bambina a bussare alla porta, guardando il fratello come a chiedergli se pensasse che non fosse in casa

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    Tauriel Myrkviðrion

    ❝And i men i amarth hain barthannen, [...], na medui ad gevennir,
    Ar and io hain firnir ned i taur linnad ú nîr.❞
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    ■ 495 lune ■ Elfa ■ Single ■ Scheda ■ Capitano Guardia Elfica

    «
    Lle auta yeste’, Celebros»
    Avevo terminato da pochissimo tempo il turno di guardia come sentinella notturna alla fortezza del palazzo Reale di Eledhwen ed incaricare i successivi membri della Guardia affinché provvedessero al turno seguente sarebbe stato il mio ultimo turno di notte.
    «Leh, Nikerymin» Rispose Celebros, calandosi il cappuccio che pareva fatto di foglie sottili e scure intrecciate fra loro nonostante fosse cuoio.
    Salutai così gli elfi miei colleghi prima di riporre le lame e condurmi in armeria, dove slacciai i vari foderi che avevo allacciato attorno ai fianchi, dietro le spalle, all'altezza delle cosce toniche anche se sottili.
    Armata dalla testa ai piedi sarebbe stato inutile girare per la città. Avevo addestrato gli elfi di guardia io stessa, con l'aiuto prezioso di Dorlas, più dotato di pazienza a dispetto delle rare volte in cui avevo messo alla prova le nostre difese.
    Uscii dall'armeria diretta verso la Prima Fortezza, a cui si frapponeva solamente la cittadella, luogo in cui gran parte della popolazione elfica viveva, me compresa.
    Avevo una dimora poco distante il Palazzo, nei pressi del fabbro della città, uno degli alti elfi del Nord giunto sino a noi per produrre le armi migliori mai esistenti.
    Lo salutai con un cenno della mano, i lunghissimi capelli rossi splendenti come bronzo sotto le luci del mattino nascente.
    Non appena giunta in casa mi sfilai la tenuta per indossare abiti più comodi, avendo pressoché tutta la mattinata libera per riposare dopo il lungo turno di guardia.
    Sarei andata indubbiamente a far visita ad Amdir, nel primo pomeriggio, quando le stelle ancora erano nascoste dai luminosi raggi solari.
    Fu solamente un leggero bussare alla porta che destò la mia attenzione. Bussare che captai immediatamente, alzandomi dalla sedia di legno finemente intagliato a richiamare foglie ed alberi posta sull'ampia terrazza di casa.
    «Oio naa elealla alasse’, Finduilas» ammisi chinando il capo in segno di saluto, accennando un sorriso verso quella piccola ed energica creatura. Le lasciai una breve carezza fra i capelli prima di sollevare lo sguardo verso Amdir, col cuore sollevato nel vederlo, come sempre accadeva.
    Fisico particolarmente scolpito per essere un elfo, solitamente più longilinei e dalla muscolatura meno evidente, Amdir era sempre stato considerato magnifico da ogni elfa presente sul proprio cammino, me compresa. L'avevo sempre visto come un supporto, un validissimo e caro amico che avrei protetto costantemente, avendolo conosciuto molti secoli or sono.
    «Lle maa quel Amdir.» Gli sorrisi calorosamente, lasciando che entrasse in casa prima di chiudere la porta alle sue spalle.

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    *Fai tu per primo, Celebros.
    *Si, mio Capitano.
    *La tua vista è sempre una gioia, Finduilas
    *Sei in ottima forma, Amdir.
     
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    C
    'era qualcosa di meraviglioso in Tauriel.
    Era forse la figura aggraziata e letale, i suoi lunghi capelli rossi e l'espressione che poteva cambiare dalla dolcezza all'impassibilità in maniera sorprendentemente veloce: più di una volta aveva osservato lei e Dorlas, insieme, e aveva pensato che sarebbe stata una splendida Principessa Consorte per il popolo elfico.
    Ma quelli non erano compiti che rientrassero nella sua competenza: non era altro che un comune consigliere reale, tenuto nella stessa considerazione di tutti gli altri da parte del Re.
    Così si inchinò appena al cospetto dell'amica, un gesto scherzoso e rispettoso insieme che le aveva sempre riservato.
    «Aaye, Tauriel. len sìla lùmenn' omentielvo» rispose cortesemente. Alzò la torta che le sue sorelle avevano preparato per il Capitano delle Gaurdie, entrando nell'abitazione di quest'ultima e raggiungendo la sorella che lo aspettava educatamente in un angolo, giocando con la sua bambola.
    « Ilyalisse e Finduilas hanno preparato questa torta per te e la mia sorellina mi ha pregato di portartela. Il che, riconoscerai, è stato un segno del destino: nae saian luume’» mormorò, conscio che gli impegni di entrambi li avessero tenuti lontani per troppo tempo.
    Si sentì tirare i pantaloni e abbassò lo sguardo sulla sorellina, curioso.
    « Atto, posso andare a giocare con i miei amici, nella piazza del mercato? Ilyalisse vi scenderà prima di pranzo per comprare del cibo» gli chiese, gli occhioni grandi ben puntati sui suoi.
    Non trovando nulla di male in quella richiesta, l'elfo annuì sorridendo e venne ricompensato da un radioso sorriso della sorella che - dopo aver salutato Tauriel- uscì di tutta fretta.
    «Ah, i bambini: così annoiati dai discorsi degli adulti e così liberi! Quando la invidio, certe volte... Non ho mai avuto quella spensieratezza» poggiò la torta sul tavolo, incrociando poi le mani dietro alla schiena

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    *Salute Tauriel, una stella brilla sul nostro incontro
    *è passato troppo tempo
     
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