Elastic Heart

Jace e Annie

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    Jace Hope
    →Demigood →MUSICSCHEDA Sono il mio solo ed unico amore... Ma spesso mi dico di no per non annoiarmi©
    L'acqua gelida gli lambiva le spalle nude mentre Jace stava in silenzio, la luce del sole morente ad illuminargli i capelli di un pallido oro, ascoltando i rumori della Natura intorno: erano passati giorni dal suo incubo con la deliziosa, quanto effettivamente non richiesta, compagnia del padre biologico, e da quella notte Jace aveva intensificato i propri allenamenti.
    Era riuscito a scappare a Valentine per chissà quale miracolo, svegliandosi senza - chessò- la testa mozzata o il cuore poggiato su una mensola come un soprammobile: il che poteva ritenersi una discreta fortuna, considerata la crudeltà con cui Valentine era solito trattare le sue vittime.
    Eppure quel breve, chiarificatore, incontro gli aveva fatto capire di non essere forte abbastanza per affrontare suo padre e sconfiggerlo. Non avrebbe saputo proteggere chi amava, nel caso in cui il demone avesse deciso che sarebbe stato più divertente torturarlo psicologicamente per mezzo dei suoi cari.
    Piegò il capo, lasciando che l'acqua gli carezzasse il petto.
    Non indossava la camicia, scompostamente abbandonata sull'erba fresca del suo giardino segreto, nè scarpe: i soli pantaloni addosso, mentre l'acqua lo inzuppava, gli occhi chiusi e la testa piena di mille pensieri.
    Non voleva credere che sarebbe finita così, senza dargli la possibilità di combattere. Gli era stata data una seconda possibilità, un padre che lo amava per quello che era, una cugina che era un pò il suo angelo custode e una ragazza che lo amava sinceramente.
    Perchè, allora, condannarlo all'infelicità?
    Si passò una mano tra i capelli fradici, respirando piano. Euphie gli aveva detto che stava sottoponendo il suo corpo a sforzi che superavano i suoi limiti, ma a Jace non importava: se avesse potuto aver certezza che tutti i sacrifici fatti avrebbero protetto la sua famiglia, avrebbe rischiato anche una morte lenta e dolorosa.
    Ma nessuno gli consegnava tale certezza, per cui chiuse gli occhi, cercando di attivare per quanto possibile gli altri sensi mentre sfoderava le spade e prendeva a colpire nemici immaginari.
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    Annie Maelyss
    →Guardian→OUTFIT SCHEDA - « Omnia Vincit Amor. » ©
    Aaron, Jace, Euphie, Mamma.
    Mormorai, mentalmente, mentre ascoltavo la musica fluire dalle cuffiette che avevo nelle orecchie ed i propositi di chi mi ero messa in testa di proteggere.
    Aaron: dalla sua malattia. Avrei voluto che stesse bene e, per quanto questo mi avrebbe distrutta, dopo aver intrapreso quella conversazione con lui, cominciare a pensare ad un modo per renderlo... per evitare che vivesse in eterno, mi aveva sfiorato più d'una volta.
    Non avrei mai voluto ucciderlo, mai. Ma avevo visto quanto il suo sguardo era sofferente, quando si sfiorava quell'argomento. Non avrei mai potuto capire, comprendere quel genere di dolore e, per questo, affrontare nuovamente l'argomento con lui sarebbe stata la cosa più giusta.
    Jace: da suo padre. La ricomparsa di Valentine e quel sogno orribile in cui era stato coinvolto l'avevano privato di quella serenità che pian piano l'aveva avvolto e che stava, con fatica, ricostituendo.
    Ferirlo internamente era una tortura ed io avrei ucciso Valentine, sarei stata davvero disposta a farlo, purché Jace fosse finalmente in pace e non più tormentato dalla sua presenza che quasi l'aveva privato del sonno.
    Euphie: la mia migliore amica, la sorella che non avevo mai avuto. Avrei voluto proteggerla tanto quanto la mamma. Le uniche donne che avessi mai amato e che avrei sempre cercato di proteggere da qualsiasi cosa e, specialmente, dai problemi che io stessa mi portavo dietro.
    Il fluire della melodia che stavo ascoltando pian piano scemò e, con esso, anche i miei pensieri, affollatisi come sempre tutti insieme senza darmi respiro di prenderne in esame uno ad uno.
    Proprio Euph mi aveva informato che Jace non sarebbe stato in casa ad allenarsi, quel pomeriggio quanto, piuttosto, in una delle foreste costeggianti la città, dove spesso mi recavo io stessa per tirare con l'arco senza essere disturbata.
    Avevo solo un pugnale, con me, come arma che sperai di non usare per qualsiasi evenienza.
    Raggiunsi la radura in cui solitamente mi allenavo, l'oro del sole a filtrare dalle foglie ed i rami degli alberi, a rendere quel luogo ancor più magico, luogo in cui, però, Jace non c'era.
    Proseguii dunque, distanziandomi leggermente dal sentiero con una mano nella tasca dei jeans e l'altra a scostare questo o quel ramo, per poi raggiungere il secondo luogo da me più frequentato: il torrente.
    No, non che avessi mai provato a farmi un bagno gelato lì. Semplicemente era ottimo per arrampicarsi e per lanciare pugn....
    Sbattei un paio di volte le palpebre quando trovai Jace lì.
    sotto.
    Sarebbe stato forse troppo lontano affinché mi vedesse od ascoltasse, per meglio dire, la mia presenza.
    Statuario era fermo sotto l'unica cascata del torrente, con una spada per mano, colpito dall'acqua e dal sole come una divinità greca, nell'immaginario comune, perlomeno.
    Bellissimo, splendente, dal fisico scolpito ed asciutto, i capelli d'oro a riflettere le ultime luci del pomeriggio con l'acqua a creare giochi e riverberi perfetti. Selvaggio, puro, totalmente in simbiosi con l'ambiente circostante.
    Il mio cuore perse un battito mentre mi persi in quell'osservazione tanto rapita. Dai capelli più scuri a causa dell'acqua sino alla schiena, i muscoli dorsali che guizzavano armonici sotto ogni movimento di spada, l'arco leggero della colonna vertebrale, i pantaloni appena più in basso.
    Mi passai una mano sul viso, -per quanto mi sarei voluta tirare un ceffone a svegliarmi, in realtà- e mi avvicinai.
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    Jace Hope
    →Demigood →MUSICSCHEDA Sono il mio solo ed unico amore... Ma spesso mi dico di no per non annoiarmi©
    Sin da bambino, Jace aveva saputo che qualcosa in lui fosse profondamente diverso. Non era solo la sua natura sovrannaturale a distinguerlo dai suoi coetanei, non era solo la sua natura riservata e sostanzialmente indifferente a far sì che tutti si allontanassero da lui: no, erano anche quelle cicatrici che Jace portava nell'anima.
    Era un bambino frutto di una passione che aveva un che di freddo, un pò come la Luna. Artemide lo aveva messo al mondo unicamente per accrescere quelle schiere di semidei che popolavano il mondo, Valentine per avere un'arma infallibile.
    Ma Jace si era ribellato e avrebbe continuato a farlo, in nome di tutti coloro che amava e che lo amavano per quello che era: freddo, solo, indifferente e razionale in tutti i momenti della sua vita al limite del sociopatico.
    Fu il rumore di un rametto spezzato a distoglierlo dai suoi allenamenti e Jace aprì gli occhi, sbattendo le palpebre per abituarsi alla luce: scorse Annie intenta a fissarlo, uno sguardo diverso da quello che gli riservava di solito e rifoderò le spade, uscendo dall'acqua gelida.
    C'era qualcosa di confortante, nel tocco del sole morente che gli baciava la pelle con la delicatezza con cui anche la stessa Annie era solita accarezzarlo e, mentre si avvicinava a lei, le sorrise timidamente, passandosi una mano tra i capelli bagnati in modo che non gli cadessero sul volto.
    «Ciao» le sussurrò, prima di baciarle le labbra in rapido saluto, non volendo che la bassa temperatura che il suo corpo aveva raggiunto - cui era stato abituato dai numerossissimi allenamenti a cui Valentine lo aveva sottoposto- le dessero fastidio.
    Si staccò, raddrizzandosi, prima di stiracchiarsi e osservare la sua ragazza con un lieve sorriso.
    «Mi cercavi?» le chiese, alzando un sopracciglio, mentre recuperava un asciugamano che aveva abbandonato sull'erba fresca e se lo passava sul viso, asciugandolo, per poi poggiarlo distrattamente sulle proprie spalle.
    Recuperò anche una bottiglia d'acqua dal borsone colmo d'armi che aveva portato con sè, iniziando a bere con un sospiro di sollievo: una goccia del prezioso liquido gli sfuggì dalle labbra, disegnando una linea perfetta sulla sua pelle chiara, prima che Jace la raccogliesse con un dito, passandosela sulle labbra che leccò distrattamente, chiudendo la bottiglietta e posandola nel borsa, di nuovo.
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    Annie Maelyss
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    Avevo cercato di confortarmi, pensando al fatto che, dopotutto, tutte le ragazze impegnate riuscissero a guardare i propri ragazzi con quella sorta di idiota trasporto che non faceva altro che renderle ancora più vulnerabili di quanto già non fossero.
    Che poi la nostra coppia fosse la meno usuale fra tutte, quello non sarebbe stato un mistero.
    E poi, oh, va bene, Jace non era neppure come tutti i propri ragazzi. Lui era il ragazzo. Quel genere di giovani uomini per cui milioni di persone del sesso opposto avrebbero volentieri ucciso.
    Ed io ero lì a pensare a quanto fosse così dannatamente sexy e mi sentivo così stupida.
    Uccidi demoni e non riesci a non arrossire. Borbottai fra me, mentre lo vedevo avvicinarsi, essendomi forse tradita mentre sprofondavo nel terreno soffice in quel punto della radura, reso sicuramente fertile dalle infiltrazioni del torrente.
    Torrente dentro cui pochi minuti prima Jace si stava allenando, certamente per colpa del ritorno di suo padre. Non aveva fatto altro nei giorni precedenti e sono certa che, sino a quando la questione non si fosse risolta definitivamente, lui avrebbe continuato anche durante quelli a venire.
    Sollevai lo sguardo castano-verde sul suo corpo, esitante, meravigliata nel notare quanto fosse stato bello, colpito dalla luce ora più rosata ed arancio del sole al tramonto, percependo quasi a stento quel bacio, tanto impegnata a guardarlo.
    «Ciao» Mormorai, avvertendo la consapevolezza d'essere un minimo stordita, tenuto conto che non avrei avuto nessuno a richiamarmi all'ordine.
    Eravamo molto soli, lì.
    Pensai dunque ad Aaron -e sarebbe stato come pensare al padre apprensivo e geloso che tutte le fanciulle adolescenti dabbene, o anche no, posseggono- ed a ciò che avrebbe potuto dire rispetto a cosa io stavo pensando, acquietandomi così un po'.
    Mi mordicchiai l'interno della guancia, decidendomi così a seguirlo, guardandomi attorno in quel luogo tanto lontano da tutto.
    «Mi cercavi?» L'ascoltai dire, ben attenta a non incrociarlo, momentaneamente, prima di avvicinarmi alla piccola cascata dove si stava allenando, recuperando una delle due spade che aveva strette in pugno poco tempo prima.
    Era stupefacente quanto Jace sembrasse davvero una divinità, quanto fosse superiore, elevato rispetto agli altri.
    Soppesai la lama, osservandola sino alla punta certamente affilata.
    «Ti cerco sempre» Risposi, provando a maneggiarla, un minimo esitante benché quella non fosse la mia lama. Io usavo sempre la spada di mio padre, che andava impugnata con due mani poiché molto pesante ma molto resistente.
    Queste sembravano essere più fragili ma infinitamente più maneggevoli.
    La poggiai sul manto erboso, avvicinandomi poi a Jace per accarezzargli il viso.
    «Mi mancavi» ammisi, sollevandomi per baciarlo sulle labbra soffici, forse un po' fredde, in un contatto non tanto breve come il precedente, incurante della sua pelle in parte ancora bagnata, desideroso di sentirlo di nuovo. Percepii i suoi capelli solleticarmi il viso e sorrisi sulle sue labbra, una mano intrecciata ad essi.
    «Da quanto sei qui? Il mio Eone non c'è?»
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    Jace Hope
    →Demigood →MUSICSCHEDA Sono il mio solo ed unico amore... Ma spesso mi dico di no per non annoiarmi©
    «Ciao» e in effetti gli suonò un saluto un pò distratto, ma conoscendo il periodo che la sua fidanzata stava attraversando, Jace decise di non farle pressioni: Annie aveva molte cose di cui occuparsi, come l'essere la seconda Guardiana più forte che conoscesse, e non voleva essere un peso impicciandosi di cose di cui lei gli avrebbe sicuramente parlato quando sarebbe stata pronta.
    Le chiese, dunque, se lo stesse cercando e la osservò chinarsi a raccogliere una delle due spade che Jace usava per combattere: sembrava sempre più esitante.
    «Ti cerco sempre» gli rispose. Jace abbozzò un sorriso, pensando che fosse incredibilmente facile affezionarsi a quella figuretta dai lineamenti graziosi e ingenui al tempo stesso.
    Fu allora che Annie abbandonò la spada, raggiungendolo per baciarlo ancora sulle labbra.
    «Mi mancavi» aggiunse e Jace le sorrise, accarezzandole la guancia.
    «Ti amo anche io» replicò divertito, socchiudendo le labbra in un sospiro quando sentì le mani di Annie tra i capelli, in quel tocco che aveva la magica capacità di farlo rilassare. «Ma ti bagnerai, così» la ammonì dolcemente.
    Certo, non gli sarebbe spiaciuto nemmeno abbracciarla per tutto il giorno, sporco o bagnato che fosse il suo corpo, ma comprendeva che l'acqua del torrente fosse davvero congelata e per quanto Annie fosse resistente, prendere un malanno per lei - non di certo abituata ad allenamenti drastici- sarebbe stato un gioco da ragazzi.
    Era incredibilmente delicata e fragile sotto quella corazza di forza che si portava dietro. Era forse per quello che andavano così d'accordo: erano decisamente più simili di quello che si potesse pensare.
    «Da quanto sei qui? Il mio Eone non c'è?»
    «Due ore circa, oggi c'è stato un servizio fotografico cui ho partecipato con Eoin. Non mi sta particolamente simpatico, ma meglio lui di Gabriel, suppongo» replicò «Euphie mi ucciderebbe, sapendolo» ammise, divertito, prima di scuotere il capo e indicare la pantera accucciata su un albero, con un occhio aperto ad osservarli, guardinga
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    Annie Maelyss
    →Guardian→OUTFIT SCHEDA - « Omnia Vincit Amor. » ©
    Percepii Jace accarezzarmi una guancia e gli sorrisi quando rispose alla mia affermazione con una che aveva sempre avuto il potere di farmi perdere un battito, ogni volta in cui l'ascoltavo.
    «Ti amo anche io. Ma ti bagnerai, così» Mi mormorò, mentre io, totalmente incurante della sua pelle che sapevo essere ancora umida, lo accarezzavo.
    Avrei voluto dirgli che proprio non mi sarebbe importato niente di prendere freddo ma il mio corpo ragionò prima che io potessi fare altro, avvicinando le labbra alle sue in un bacio che avrei ripetuto ancora ed ancora.
    «Non fa niente» Mormorai, baciandolo ancora una volta, un tocco volto a cercare la sua pelle contro la mia prima che mi allontanassi, con un piccolo schiocco.
    «Due ore circa, oggi c'è stato un servizio fotografico cui ho partecipato con Eoin. Non mi sta particolamente simpatico, ma meglio lui di Gabriel, suppongo» Mi accomodai su uno di quei massi mentre lo ascoltavo, annuendo poi quando mi nominò Eoin.
    Lo conoscevo ed avevo da poco scoperto anche la sua natura. Sinceramente, se quell'aura mi fosse stata comprensibile sin da subito probabilmente avrei evitato di presentarlo ad Euphie, per quanto l'avessi notata piuttosto presa dalla sua presenza.
    Così inclinai appena il viso, appoggiando una mano alla roccia levigata e fresca.
    «Gabriel non lo vedo da moltissimo tempo. Potrò dare un'occhiata al servizio, poi?» Domandai, curiosa, sorridendo alla sua affermazione successiva, sollevando infine lo sguardo su di me, dove notai il mio Eone fermo lì, sempre in guardia.
    Percepii distintamente la sua presenza tanto quanto lui la mia, per poi tornare a guardare Jace mentre pian piano il tramonto prese a fare ingresso in quella splendida radura.
    «Eoin è un bravo ragazzo» Conclusi, una mano sul ginocchio esile prima di incrociare le gambe.
    «Tu come stai, Jace?»
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    Jace Hope
    →Demigood →MUSICSCHEDA Sono il mio solo ed unico amore... Ma spesso mi dico di no per non annoiarmi©
    «Non fa niente»
    E si, a quel punto Jace potè sospettare che la sua ragazza fosse decisamente presa dai suoi allenamenti sotto quella cascata ma evitò di farle una qualche battuta, sapendo quanto fosse propensa ad imbarazzarsi. Non potè trattenersi, però, dal sorridere divertito mentre ricambiava i suoi baci, accarezzandole il viso, attento a non bagnarla.
    Quando le raccontò della sua giornata, Jace notò un guizzo negli occhi di Annie che - tuttavia- tornò tranquilla e pacata come sempre.
    Probabilmente, stava anche lei pensando che Eoin potesse essere un potenziale pericolo per la cugina, data la sua duplice natura: eppure Euphie sembrava essere sostanzialmente serena al suo fianco, senza scenate o attacchi di panico, e Jace si fidava di sua cugina.
    ... ciò non toglieva che sostanzialmente Euphemia guardasse al pericolo come un diabetico guarda ad una torta sacher, ma Jace si fidava davvero di lei.
    «Gabriel non lo vedo da moltissimo tempo. Potrò dare un'occhiata al servizio, poi?»
    Jace rise a quella richiesta.
    «Da quello che so neanche Euphie» rispose comunque per poi accennare ad un sorriso. «Penso di si, anche se ti avviso, mia cugina ha voluto farci interpretare un licantropo e un vampiro e stavo seriamente per mordere tutti e due.» le raccontò, divertito, ripensando al modo in cui Eoin e Euphie continuavano a fissarsi-
    Diabetici. Anche se poteva ammettere che lui e Annie non fossero tanto meglio.
    «Eoin è un bravo ragazzo» le sentì dire. E Jace si chiese se sarebbe stato tanto sbagliato sfruttarlo per far aprire gli occhi a sua cugina, sull'inesistenza sostanziale del suo presupposto ragazzo: erano successe tante cose negli ultimi tempi e Gabriel non c'era mai stato.
    Cosa le mancava per lasciarlo stare? Una richiesta scritta da parte dell'Altissimo?
    «Tu come stai, Jace?»
    Sbuffò mentre iniziava a slacciarsi i pantaloni, afferrando il cambio che si era portato da casa, del tutto incurante: in fondo Annie sapeva che per lui, girare nudo, fosse perfettamente nella norma e non credeva potesse scandalizzarsi. Certo, non si sarebbe tolto i boxer, ma insomma.
    «Non ho avuto più incubi» replicò, piano.

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    Annie Maelyss
    →Guardian→OUTFIT SCHEDA - « Omnia Vincit Amor. » ©
    Stare appollaiata su quel masso mi conferì una certa qual sicurezza che non riuscii ad identificare, di primo acchito.
    Osservavo Jace esattamente come l'eone che avevo creato per lui, evocandolo e poi potenziandone il più possibile le capacità difensive, impartendogli ordini precisi affinché lui fosse al sicuro.
    Avevo scelto una creatura piena di forza e vigore, giovane, letale, selvaggia, fiera, bellissima. Esattamente come lui. Dopotutto Jace era sempre stato uno di quei ragazzi difficilissimi da legare a qualcosa, per la loro propensione ad essere liberi. Sarebbe stato bellissimo esplorare il mondo con lui.
    Flessi così una gamba, avvicinandola al petto e poggiandovi su una mano, mentre l'ascoltavo parlare di Eoin, ragazzo -bel ragazzo- che avevo presentato ad Euphie, entrato nel suo esercito fashion di modelle e modelli per la sua avanzata casa di moda.
    Avevo notato ch'egli fosse entrato più che molto nelle sue grazie e, forse, grazie al fatto che, nonostante la sua duplice ed instabile natura, si fosse sempre comportato bene, fosse stato presente, sempre pronto ad esserci per lei quando né suo padre -per ovvie ragioni-, né Gabriel si erano fatti vivi.
    «Da quello che so neanche Euphie. Penso di si, anche se ti avviso, mia cugina ha voluto farci interpretare un licantropo e un vampiro e stavo seriamente per mordere tutti e due.» Sorrisi, ascoltando quell'ombra di divertimento velare la sua voce mentre mi parlava.
    Inclinai appena il viso, scostando i capelli affinché non mi infastidissero.
    «Un licantropo ed un vampiro. Non so come facciate ad essere a vostro agio davanti alla fotocamera, sinceramente» Replicai con un sorriso quieto, essendomi abituata alla luminosa e spiazzante presenza di Jace svestito come sempre adorava essere.
    Non l'avrei mai detto a nessuno -faticavo a dirlo anche a me stessa, figurarsi- ma lo preferivo a quel modo piuttosto che coperto. E non perché fosse un superficiale apprezzamento. Mi piaceva di più perché avrei potuto vedere più lui, quel corpo meraviglioso che ogni volta svelava qualcosa in più, che fosse un lineamento che mi era sfuggito al colore della sua pelle, una cicatrice, un punto in cui i suoi muscoli si contraevano o rilassavano.
    Certo però, sfilarsi anche i pantaloni un po' minava alla salute del mio povero cervello.
    «Meglio così. Devo.. mi... senti Jace mi distrai.» Ammisi, grattandomi appena la nuca mentre scostavo lo sguardo alla pantera, con la coda che si muoveva sinuosamente da una parte all'altra, assonnata, forse.
    lhAq7mM
     
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    Jace Hope
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    «Un licantropo ed un vampiro. Non so come facciate ad essere a vostro agio davanti alla fotocamera, sinceramente» gli disse Annie e Jace rise, scuotendo il capo.
    «Io immagino di dover cercare di sedurre te» confessò tranquillamente, togliendosi i pantaloni e poggiandoli sulla roccia, stiracchiandosi.
    «Ogni modello è un pò un attore: siamo chiamati ad essere divinizzati, venerati e ad essere guardati come se fossimo la realizzazione di ogni desiderio. Ho imparato presto a recitare ed andava bene» le spiegò. «Da quando stiamo insieme- beh, diciamo che è più facile essere naturale. Euphemia ha detto che le recensioni sulle nostre pubblicità sono semplicemente entusiastiche, ultimamente» le rivelò infine, cercando un cambio nella borsa.
    «Meglio così. Devo.. mi... senti Jace mi distrai.»
    Alzò lo sguardo su di lei, perplesso, ma non incrociò il suo: Annie stava guardando la pantera, cosa che fece sbuffare il ragazzo in una risata divertita, avvicinandosi a lei con i soli boxer addosso.
    Le mise una mano sulla guancia, costringendola dolcemente a voltarsi e guardarlo, incrociando il sorrisetto malizioso che gli aveva piegato le labbra.
    «Potevi dirmelo che ti dava fastidio» le sussurrò, tuttavia, avvicinando il volto al suo. Non la baciò, uno scintillare malizioso nelle iridi che le doveva preannunciare che si, Jace stava giocando.
    Si umettò le labbra ancora un pò umide.
    «Anche tu mi distrai e sei perfettamente vestita» aggiunse, in tono basso e morbido, accarezzandole i capelli e grattandole la cute in quel modo che - lo sapeva bene- la spingeva a rilassarsi. «Hai un fascino del tutto particolare, lo sai? Sono indiscutibilmente una bellezza rara» si vantò, il tono da sbruffone, cercando di spezzare una lancia che potesse non far sentire Annie troppo tesa, per poi addolcire lo sguardo. «Ma ti trovo bellissima. Più di quanto possa essere lecito»

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    Annie Maelyss
    →Guardian→OUTFIT SCHEDA - « Omnia Vincit Amor. » ©
    «Io immagino di dover cercare di sedurre te» Ammise Jace, senza che riuscissi a nascondere un sorriso nonostante le guance in fiamme.
    Sospirai, portandomi una mano, stretta in un piccolo pugno, contro le labbra, poggiandovi così su il capo. Mi acquattai su quella roccia, levigata e liscia, divertita un po' da me stessa per quella sorta di lampo di brevissima e personale soddisfazione d'aver sentito parole simili.
    «La seduzione non è mai stato un tuo problema. Ti ricordo la cena a casa tua, mesi fa. Non so se rammenti» Gli feci notare, divertita, pensando all'espressione di suo padre, Luke, quando mi domandò di chiamare Jace dal piano di sopra, tanto quanto la prima volta in cui mi disse che mi amava, sempre in quella stessa circostanza che sarebbe potuta sembrare normale per milioni di coppie ma che, per la nostra, non lo era affatto stato.
    Fu una sera decisamente speciale, quella.
    «Ogni modello è un pò un attore: siamo chiamati ad essere divinizzati, venerati e ad essere guardati come se fossimo la realizzazione di ogni desiderio. Ho imparato presto a recitare ed andava bene. Da quando stiamo insieme- beh, diciamo che è più facile essere naturale. Euphemia ha detto che le recensioni sulle nostre pubblicità sono semplicemente entusiastiche, ultimamente» Ascoltai quelle parole sinceramente lusingata, annuendo mentre volsi lo sguardo nel suo, con dolcezza e comprensione, quel genere di profondo affetto smussato solo dalla distrazione che il suo corpo perfetto -per me- instillava in me.
    Era esattamente il genere di ragazzo -l'unico, in realtà- che amavo. Non eccessivamente muscoloso o dimostrante di forza sopra la norma, la pelle ambrata, i capelli dorati dai riflessi forse più bronzei a causa delle calde luci del tramonto.
    «Tu sei la realizzazione di ogni desiderio. Su questo non ho dubbi. O almeno di ogni mio» Mi ritrovai ad ammettere, tralasciando una volta per tutte le mie guance che oramai erano irrecuperabili. Però se non avessi detto a lui quelle cose non avrei potuto rivelarle a nessun altro.
    Focalizzare dunque la mia attenzione su altro sarebbe potuta essere una scelta più saggia mentre ascoltai la sua risata, figurandomi ben in mente il suo sorriso tanto luminoso nonostante non lo stessi guardando.
    Mi scossi un minimo solo quando percepii la sua mano sulla guancia, non avendo ascoltato neppure un attimo i suoi movimenti, cosa che mi spiazzò. Ero piuttosto capace nel localizzare una creatura in base al suono, Jace era sempre estremamente silenzioso, felino in ogni movimento, specialmente quando sotto allenamento. In combattimento sarebbe potuto essere estremamente temibile.
    Riuscii a percepire il calore della sua pelle a quella vicinanza.
    «Potevi dirmelo che ti dava fastidio» Scossi il capo, sostenendo il suo sguardo. «Non mi fa fastidio. Sei perfetto così.» Mormorai, poggiando una piccola mano sottile al suo avambraccio, accarezzandolo mentre intrecciava, a sua volta, le dita fra i miei capelli, lasciando che socchiudessi gli occhi.
    «Anche tu mi distrai e sei perfettamente vestita. Hai un fascino del tutto particolare, lo sai? Sono indiscutibilmente una bellezza rara. Ma ti trovo bellissima. Più di quanto possa essere lecito» L'avvicinai un altro po', ponendo il capo appena più verso l'alto per colmare la distanza fra di noi e baciarlo, accarezzandogli piano il petto, il suo cuore sotto le dita.
    Staccai piano le labbra dalle sue, sorridendogli.
    «Sei una bellezza rara, si»
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    Jace Hope
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    «La seduzione non è mai stato un tuo problema. Ti ricordo la cena a casa tua, mesi fa. Non so se rammenti»
    Oh, come dimenticarlo. Era stata la prima volta in cui le parole ''ti amo'' avevano lasciato le sue labbra, la prima in cui aveva presentato una ragazza al padre - e Luke adorava Annie- e la prima in cui suo padre aveva cucinato per qualcuno, oltre a loro, che non fosse Euphemia. Una serata ricca di prime volte, in effetti.
    Preferì fingersi scandalizzato.
    «Devo sedurre migliaia di Annie, dai! Pensi sia facile?» puntualizzò teatralmente, portandosi una mano al petto. Poi cedette alla comicità del momento e scoppiò a ridere, scuotendo il capo.
    «Tu sei la realizzazione di ogni desiderio. Su questo non ho dubbi. O almeno di ogni mio»
    Ammiccò con un sorriso intrigato.
    «Anche di quelli più peccaminosi? Perchè posso sempre offrirmi come piatto su cui mangiare i pancakes al mattino: magari tua madre non approverebbe, ma sarebbe un modo alternativo per non lavare i piatti» le sorrise, tirandole il labbro inferiore coi denti, dispettoso e malizioso insieme.
    «Non mi fa fastidio. Sei perfetto così.» aggiunse Annie e Jace sorrise, di nuovo, più intenerito.
    «Meno male che c'è questa piccola, graziosa fata a tirare su il mio ego, altrimenti non saprei a chi credere» nonostante il suo essere forzatamente sicuro di sè e vanitoso, difatti, Jace era sempre stato dotato di una scarsa autostima: oddio, non che si considerasse brutto, ma non capiva cosa le persone trovassero di bello in uno come lui. Specchiandosi al mattino, si chiedeva quanto della componente divina di Artemide e dello charme di Valentine fossero rimasti in lui e un brivido freddo lo attraversava,
    Si godette il bacio, leccandole le labbra, sospirando contro la sua bocca.
    «Sei una bellezza rara, si» aggiunse Annie e Jace sbuffò divertito, tirandosela di nuovo contro e baciandola di nuovo

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    Annie Maelyss
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    «Devo sedurre migliaia di Annie, dai! Pensi sia facile?»
    Sorrisi, divertita, scuotendo appena il capo a quell'affermazione.
    Jace era sempre stato uno dei modelli più promettenti della casa di moda di sua cugina e, pertanto, uno dei più avvezzi a stare davanti ad una fotocamera.
    Sarebbe stato assurdo pensare di poterlo imbrigliare in qualche modo e pensare che fossi nei suoi pensieri anche allora mi lusingò non poco.
    «Penso che per te possa esserlo, si» Risposi sinceramente, convinta che lui non avesse avuto problemi a mostrarsi attraente poiché, effettivamente, lo era moltissimo.
    Aveva dei tratti accattivanti, un fisico allenato e scolpito, un paio d'occhi talmente limpidi e burrascosi al tempo stesso da poter attirare qualsiasi essere, l'oro a renderlo più angelico che malizioso, per quanto sottesamente lo fosse molto più di chiunque altro -anche di Euphie, ci avrei scommesso-.
    Risi con lui, intrecciando le mani in grembo prima di baciarlo e ricevere, in risposta, un giocoso piccolo morso predatore.
    «Anche di quelli più peccaminosi? Perchè posso sempre offrirmi come piatto su cui mangiare i pancakes al mattino: magari tua madre non approverebbe, ma sarebbe un modo alternativo per non lavare i piatti»
    Portai una mano ad accarezzargli una guancia, lo sguardo basso alle sue labbra intente a dipanare parole a cui quasi non prestai attenzione. Arrossita, non potei fare a meno di nascondere una breve e leggera risata prima di baciarlo ancora.
    «Potrebbe darsi! Credi che mi dispiacerebbe se lo facessi?» Gli domandai a pochissima distanza dal suo viso, passandogli una mano fra i capelli umidi e dunque scuriti dall'acqua. Gli sfiorai il naso col mio, accennando un sorriso prima di poggiare le labbra alle sue, concludendo quel bacio lentamente, prendendomi tutto il tempo per percepirlo a quella così breve distanza. Schiusi un po' le labbra, accarezzando la lingua con quella di lui, richiedendolo ancora più vicino.
    Quando ci separammo pensò bene di spogliarsi, come se non fosse già sufficientemente attraente.
    Seguii i suoi movimenti prima di sorridergli tranquilla e forse un po' divertita alla sua frase successiva.
    Piccola, graziosa fata che farebbe fuori un demone superiore, se dovesse.
    Mi sfilai la giacca che avevo indosso, essendo colpita dagli ultimi raggi del sole decisamente caldi, essendo io rimasta immobile a guardarlo come un pezzo di carne alla griglia.
    Avevo una maglietta semplicissima a maniche corte e, per un attimo, pensai alla fretta con cui mi ero vestita pur di raggiungere Jace, come sempre costantemente preoccupata e protettiva, specialmente in quel periodo.
    Mi scosse solo la sua stretta che ricambiai quasi istantaneamente, portando entrambe le braccia a cingergli il collo.
    In quel momento poco mi importava di cosa avevamo attorno. Sarebbe potuto essere un centro commerciale come quella splendida foresta, non mi importava di Valentine, di tutte le responsabilità che mi ero addossata con consapevolezza, delle instabilità che avremmo affrontato.
    Non mi importava proprio niente mentre ricambiavo quel bacio, con quell'ardore del tutto spensierato di cui avevo quasi disperatamente bisogno e che sperai rilassasse anche lui.
    lhAq7mM
     
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    Jace Hope
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    «Penso che per te possa esserlo, si»
    Annie lo guardava come se lui fosse un dio: uno sguardo indubbiamente lusinghiero ma, a parere di Jace, decisamente poco oggettivo. Nonostante, infatti, il semidio continuasse a vantarsi scherzosamente della propria bellezza - facendo ridere Euphie e mormorare ad un sorridente Luke un ''è proprio mio figlio'' detto con puro tono di orgoglio e scenica lacrimuccia- non era mai stato troppo sicuro del proprio aspetto fisico: gli sguardi di donne e uomini affamati del suo corpo gli scivolavano addosso come acqua quieta, lasciandolo indifferente.
    Ma Annie.
    Oh, Annie era tutt'altra storia.
    Era l'innocenza che Jace non aveva mai avuto, sottomesso ad un padre che troppo spesso e troppo presto gli aveva fatto vedere la crudeltà del mondo: era la bellezza stessa dell'amore, quello che non richiede una bruciante sensualità ma che si accontenta del volto dell'amato immerso nel sonno.
    Non che questo implicasse che non la desiderasse. Oh no, più di una volta anzi Jace si era trattenuto nel mettere in pratica pensieri tutt'altro che casti che quella ragazza era capace di procurargli.
    E persino in quel momento, mentre la baciava e lei lo stringeva a sè con una disperazione che non le aveva mai sentito, il suo primo pensiero fu di farle cose che aveva provato con altri corpi di cui non ricordava il volto, provare per la prima volta ad assaggiarla.
    Le sue labbra scesero a baciarle il collo, mordicchiando quella pelle bianchissima e succhiandola, sentendone il sapore di cioccolato sotto la lingua: e probabilmente, se avesse avuto meno autocontrollo e meno rispetto nei suoi confronti, non avrebbe avuto la forza di frenarsi e rendere quelle carezze un pò più audaci.
    Non si trattenne dall'insinuare le mani sotto la sua maglia ed accarezzare la pelle liscia, tuttavia, tornando morbidamente a baciarla.

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    Annie Maelyss
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    Jace sarebbe sempre stato tutto ciò che una donna avrebbe mai potuto desiderare.
    Era nato con una scintilla che l'avrebbe reso sempre particolarmente attraente, molto più di altri giovani uomini che incontravano maggiormente quei canoni di bellezza più virile e muscolosa che alle donne piace tanto, in genere.
    Lui aveva sempre avuto fascino, quel genere di meraviglioso tocco in più che l'aveva sempre posto al di sopra degli altri, più sensuale ed appetibile di mille modelli più belli di lui.
    Aggiungete a tutto ciò il fatto che lo amassi galassie più di me stessa e che lo desiderassi -perché sarebbe stato assurdo il contrario ed anche piuttosto stupido, non trovate?-, guardarlo come se fosse stato il mio tutto non sarebbe stato poi così strano.
    Molti mi avevano chiesto cosa ci avessi mai trovato in un ragazzo chiuso, imbronciato e pungente come lui. Io rispondevo sempre la bellezza della forza di reagire e di quella malinconia che l'avevano reso l'uomo ce era, che avrei voluto sposare, con cui avrei voluto fare l'amore ed avere dei figli in futuro.
    Lui e lui soltanto.
    Lui era la bellezza di una tempesta, di tutto ciò che sarebbe stato libero, selvaggio.
    Così quando sentii le sue labbra separarsi dalle mie per cercare di cominciare un percorso diverso non avrei potuto fare altro se non lasciare che mi toccassero con nuovi baci che tanto stavo desiderando e che mi stavano facendo rabbrividire come solo le sue labbra sarebbero state capaci di fare.
    Intrecciai una mano ai suoi capelli d'oro, chiudendo gli occhi ed ascoltando solo lui e quel magico luogo circostante.
    Mi avvicinai ancora solo quando le sue mani mi sfiorarono i fianchi, accarezzandoli da sotto la maglietta con presente gentilezza.
    Lo avvicinai di conseguenza di più a me, lasciando scorrere una piccola mano lungo la nuca e poi il collo, la schiena nuda e scolpita sino ai fianchi. Ricambiai i suoi baci, staccando le mie labbra poiché mossa da un pressoché nuovo -o non troppo frequente sino a quel momento, perlomeno. No, okay, frequente ma non ancora troppo convinto- desiderio di baciarlo altrove, affinché le mie labbra cominciassero ad imparare a conoscere altri lineamenti che avevo memorizzato già sotto le dita.
    Cominciai così a baciargli il collo, adorando la sensazione della sua pelle fresca contro le labbra, dimentica da tutte le preoccupazioni ed i problemi che stavamo vivendo, nostro malgrado, entrambi.
    Davvero proprio non mi importava.
    lhAq7mM
     
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    Jace Hope
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    Il fatto che Annie mostrasse quella indipendenza lo sorprese non poco.
    Non che il contatto fisico tra loro fosse poco: anzi, spesso suo padre lo aveva preso in giro perchè lui ed Annie sembravano essere stati dotati di un qualche tipo di collante che li portava a stare anche semplicemente abbracciati per ore, godendosi il silenzio.
    Ma che Annie cercasse quel tipo di contatto, ecco, quello era qualcosa di nuovo.
    Non l'aveva mai forzata ad andare oltre i limiti imposti dal naturale amore che provavano l'uno per l'altra: Jace non sentiva il bisogno del sesso, a differenza di molti coetanei, e rispettava la sua ragazza nei suoi tempi.
    Non che non ci avesse pensato. Era solo che, alle volte, anche solo toccandola gli sembrava che sarebbe riuscito a sporcarla.
    Non sporcarle l'anima di sangue si diceva, osservandosi allo specchio al mattino. Perchè il sangue colava dalle sue mani in apparenza bianche e perfette e Annie non meritava una creatura spezzata a metà.
    Ma Jace era umano, in fondo. E profondamente egoista.
    Lasciò dunque che gli baciasse il collo, un sospiro ad abbandonargli le labbra mentre le accarezzava dolcemente i capelli.
    «La cosa si sta spingendo oltre» mormorò infine la voce involontariamente arrochita.
    Ecco, era meglio mettere la cosa in chiaro. Insomma, era pur sempre dotato di ormoni che avevano la fastidiosa abitudine di avere non pochi guizzi in presenza della sua ragazza: non che gli sarebbe spiaciuto, ecco, ma probabilmente una radura era decisamente un luogo bizzarro in cui sperimentare le gioie dell'ars amatoria.
    Le prese il viso tra le mani, baciandole piano le labbra.
    «Non che mi dispiacerebbe sperimentare un paio di idee su di te» ammise, con un ghignetto malizioso volto a stemperare ogni tipo di tensione. «Ma non ne abbiamo mai parlato e...» sospirò, strofinando il naso contro il suo. «... e d'accordo, non dobbiamo pianificare tutto ma voglio avere un buon ricordo della nostra prima volta da raccontare ai nostri figli. Ma uhm, credo di stare correndo giusto un pochino, si» scherzò. Anche perchè non era nemmeno sicuro di arrivare a vedere un poco probabile figlio suo e di Annie.

    lhAq7mM
     
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