Incidenti uno dopo l'altro.

Roku&Ananke

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    ☆ Roku Azai ∼SCHEDA


    Poteva essere alquanto strano lavorare in un ospedale, essendo vampiro. Ma l'esperienza conta anche per noi! Ineffetti bastava solo un po' di grinta e di una bella forza di volontà per sentire a malapena il sangue di ogni umano che veniva operato. Oppure semplicemente con dei colleghi che avresti preferito che morissero piuttosto che lavorare in un ospedale serio, dato che era anche universitario. Ma la certa gente voleva vivere la vita ora, facendosi del male, ma certa gente stava vivendo la vita come se fosse una ma senza fare sport pericolosi. Mi capitò non molto tempo fa che un ragazzo che faceva paracadutismo non gli si era aperta subito il paracadute. Operato per tre ore piene a due gambe, ma alla fine dopo un po' di riabilitazione riprese a camminare. Buffo! Avrei giurato che ci avrebbe messo di più con la riabilitazione, ma evidentemente mi sbagliavo. I vampiri si sbagliavano? Certo che sì, anche gli umani sbagliano, tutti i giorni.
    Tutti questi pensieri fatti nel letto di casa mia... Si! A volte mi chiedevo perché ero così solo da pensare e parlare a voce alta quando non avevo nessun coinquilino. Ovvio. Era una villa, con dei vicini abbastanza strani. Una famiglia con una bambina piccola di non più di 10 anni che andava a scuola. La mia difficoltà era nel non sentirli alla sera, litigavano di continuo. Ma perché non divorziare allora? La cosa che odiavo era sentire litigare gente... Figurarsi io litigare con qualcuno. Anche se spesso succedeva al lavoro. Ma era una cosa normale con gli amici, colleghi, madre, padre... Ma non in una copia.
    comunque mi alzai dal letto dopo una notte di caccia e di provviste per il giorno, dovevo bere con calma prima di affrontare la giornata. Le giornate ultimamente erano uguali, mi svegliavo, andavo in cucina, preparavo croccantini o qualsiasi altro cibo per cani, da dare a Zero, andavo in ospedale fino a sera tardi e ricominciava il ciclo della giornata! A volte penso che la mia vita potrebbe andare molto meglio se conoscessi persone con cui uscire. Ma al di là di un po' di conversazioni, niente da fare, respinto da tutti. Zero incominciò ad abbaiare, quando abbaiava era perché... Sorpresa! aveva fame! Come tutti i cani! Stesso giorno stessa ora del mattino. Gli diedi un po' di cibo per poi andare a prepararmi, proprio mentre mi preparavo ricevetti una telefonata da un mio collega. "Roku devi venire immediatamente c'è stato uno scontro frontale con un pullman e un camion. Misi giù immediatamente il telefono per poi sbrigarmi con la mia super velocità e andare in ospedale, ovviamente non prima di aver salutato zero con un cibo abbondante per tutto il giorno. In realtà era strano! Non era mai successo un incidente del genere da molti mesi. Beh forse pensarci non serviva a nulla. Arrivai in ospedale anche se dovevo attaccare mezz'ora dopo, ma era il lavoro! ti chiamavano per un emergenza e tu dovevi andare subito anche se non era il tuo turno. l'ospedale era fatto così. quando arrivai all'ospedale cercai subito Tomas, il mio collega, che era a visitare un paziente.
    Tomas! Chi devo controllare? dissi con tutta fretta, volevo lavorare, volevo salvare gente. il mio lavoro era quello. Sperai solo di aver fatto in tempo per qualcuno. Non era da tutti i giorni avere l'ospedale piano di persone. Specialmente per un un incidente grosso come questo.
    Il tipo al volante del pullman! Stranamente è rimasto vivo. Il camion l'ha preso in pieno! Disse Tomas accennandomi dove fosse, vicino alla porta d'entrata. Corsi dall'autista e aprì la tenda. Buongiorno! Sono il dottore Azai! dissi alzando la testa dopo aver letto che nel foglio che cosa avesse.
    Lei signore è miracolato! Ha solo un polso rotto. Vorrei fargli fare un esame al cervello per vedere se ci sono lesioni o qualsiasi cosa, poi potremmo far riaggiustare questo polso. dissi con più dettagli possibile. anche se non c'era molto da dire, dato che con un incidente del genere sarebbe stato meglio controllare il cervello. Chiamai il dottor Shon esperto di queste cose. Anche se il fatto che non aveva niente mi diceva che poteva avere tutto. andai in un banco sempre vicino alla porta e iniziai a parlare con la segretaria. Dato che nessuno aveva bisogno di me, per il momento.

    « A volte le buone Maniere sono frutto di una vita allegra e coraggiosa.»

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  2. wisteria
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    ANANKE HAMILTON

    →DEMIGOD →21 ANNI →SCHEDA Compared to yesterday, tomorrow seems far away©
    Aveva avuto il sospetto che quella sarebbe stata una pessima giornata dal momento in cui aveva aperto gli occhi. Non è che lei si svegliasse ogni mattina col sole che le inondava piacevolmente la stanza e gli uccellini che cinguettavano per darle il buon giorno, ma di solito non si sentiva così incredibilmente svogliata e assonnata. Le sue lunghe notti di sonno erano andate a farsi benedire dal momento in cui era venuta a conoscenza di quello che era successo alla festa che i suoi fratelli da parte di madre divina. Aveva sperato che il giorno in cui avrebbero perso il controllo della loro parte demoniaca non arrivasse mai. Era sollevata di sapere che nonostante l'incendio che aveva ridotto in cenere la loro mega villa, nessuno era rimasto gravemente ferito o peggio, e anche che, dopo quello spiacevole evento, non fosse più successo nulla di anomalo. Per quanto la vita di semidei e simili potesse definirsi normale.
    Fatto sta che non riusciva a fare otto ore di sonno consecutive ormai da giorni, e la sua capacità di essere completamente sveglia e lucida durante tutta la giornata risultava incredibilmente compromessa. Quella mattina in particolare si sentiva molto stanca, e l'aria fuori dalle accoglienti pareti di casa le sembrava così umida e fredda da farle venir meno la volontà di uscire da sotto le coperte e andare al lavoro. Era tentata di chiamare il suo capo e dirgli che quel giorno non sarebbe riuscita ad andare, ma sapeva che aveva parecchie consegne da fare, cosa che l'avrebbe costretto a tenere chiuso il negozio. Si fece forza e uscì dal suo caldo bozzolo.
    Quando chiuse la porta di casa e girò la chiave nella serratura finché questa non scattò, tentennò per un momento, come per chiedersi un'ultima volta se volesse davvero andare. Ma si disse che lo faceva per guadagnare uno stipendio e per permettersi di pagare l'accademia d'arte, quindi corse alla fermata dell'autobus appena in tempo per prendere quello che l'avrebbe lasciata a pochi passi dal negozio.
    Zack, il suo capo, aveva già aperto quando lei arrivò.
    « Hai un aspetto pessimo. » fu la prima cosa che le disse quando la vide. « Grazie, eh. » fu l'unica cosa che Ananke si degnò di dirgli in risposta – era una fortuna che avessero un rapporto molto amichevole – prima di mettere cappotto e borsa nel minuscolo guardaroba riservato al personale. Si diressero nel retro per preparare le composizioni di quel giorno. Il suo lavoro come fiorista le piaceva, anche se non era quello a cui aspirava, e di solito prestava la massima attenzione a quel che faceva. Ma non quel giorno, motivo per cui si trovò a farsi portare di corsa in ospedale. Mentre tagliava le spugnette che avrebbero fatto da fondo per i vasi, il coltello le scivolò di mano, e nel tentativo di prenderlo al volo – mossa molto poco intelligente, dovette ammetterlo – la lama le causò un profondo taglio che andava dal palmo della mano lungo gran parte dell'avambraccio.
    Arrivò al pronto soccorso con una fasciatura fatta alla meno peggio dal suo capo, che l'aveva portata lì immediatamente, nel timore che – data la quantità di sangue che perdeva – si fosse tagliata una vena, o chissà cos'altro. Ananke era bianca come un cencio, forse per il sangue perso, forse perché la vista di quel liquido rosso che sgorgava le faceva quell'effetto.
    lhAq7mM
     
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  3. -BlazBlazy-
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    ☆ Roku Azai ∼SCHEDA


    Più che movimentata, la mia giornata in ospedale, era come se fosse l'apocalisse. Non scherzavo, lo pensavo sul serio. Dopo nemmeno circa 10 minuti entrava gente su gente che chiedeva di essere visitata. Non che il lavoro fosse troppo per me, lavoravo da secoli su questo ramo e sinceramente non volevo cambiarlo così di fretta. Amavo il mio lavoro, secoli di esperienza ovviamente potevo fare operazioni anche nel cervello ad occhi chiusi, ma per non dare troppo nell'occhio non ci ero riuscito e infatti, come pensavo poco fa, Avrei dato il compito a un mio conoscente/ collega. Per essere anche più sicuro che lui avrebbe fatto un buon lavoro. Avevo sempre pensato che non mi avrebbe mai superato, ma a volte, le sconfitte era meglio accettarle e imparare da esse. Quello stupido di Tomas mi aveva appena incaricato un nuovo paziente, sembrava che gli si fosse rotta il piede, già, era una femmina. Sclerotica e pronta a scappare da come parlava. Non era amante degli ospedali a quanto pareva. Come diamine facevo un operazione con tutta questa gente da visitare? Mi chiedevo quando avrebbero assunto qualche medico o infermiere o qualche specializzante. Mesi fa mi dicevo che prima a poi dovevamo assumere qualcuno, ma il capo non voleva farlo, ma per quale motivo? Andarlo a capire certe volte.
    Lascia fare a me qua, Roku, Vai a soccorrere altra gente e di a loro di aspettare me. Fa solo questo. Disse la mia collega che era appena arrivata a fare il suo "turno". Sarebbe stato il suo giorno libero a quanto pareva, ma qualcuno l'avrà sicuramente chiamata per questa emergenza di cui non si sapeva la causa. Certe cose non si spiegavano. Come la gente che non voleva parlare. Ma che cavolo stavo pensando? Ero rincoglionito. Troppo lavoro! Troppo poco tempo libero, forse. L'unica cosa che potevo fare nel tempo libero era: giocare con Zero, andare a correre, senno avrebbero avuto dubbi su i miei muscoli, girare nei centri, andare nei boschi. Oppure divertirmi con dei ragazzacci in giro. Si ero folle e non poco, ma ero sempre un buon ragazzo da sopportare, ovviamente intendo con stare con gli amici. Il fatto principale era che tutte queste cose non potevo farlo. Mi ricordavo che prima di tutto questo, facevo molte più cose. Ero sbalordito da come le cose si erano evolute. Se si parlava di cinque secoli fa beh era tutto molto più diverso, e sicuramente avevo fatto molte più cose libere, ma la legge di oggi era cambiata e le cose erano peggiori se non quasi. E anche se erano peggiori mi piaceva lo stesso. Almeno mi tenevo occupato per qualcosa o di preoccuparmi di qualcuno. Dopo tutto questi pensieri andai alla decima persona che aprendo la tenda e chiuderla con stile guardai il foglio per capire chi fosse e come si chiamava. Ananke Hamilton, Buona Sera. Ci scusi per questo casino, ma ci sono stati in teoria due incidenti questo giorno. Dissi guardando da lontano il suo volto, per inquadrarla bene. Dal foglio scritto leggevo che si era fatta un taglio molto profondo dal palmo fino avambraccio. Beh avevo già affrontato questo genere di ferite, ma non in quella posizione, dovevo ammetterlo, ma sperai vivamente che non succedesse nulla di strano. Mi avvicinai ad Hamilton, chissà perché chiamavo la gente per cognome, forse l'abitudine di ogni giorno, ma arrivare a pensarlo era un po' troppo. Presi la sua mano e la feci aprire per poi guardare bene la ferita, non era una ferita semplice. Come si è fatta questo grande taglio signorina Hamilton? Dissi, pensando che sicuramente dovevamo metterle dei punti, ero incuriosito dal come creare questo taglio così grosso. Ovviamente non ipotizzavo subito un suicidio, di solito quelle ragazze che si facevo tagliare le vene dei polsi erano dentro ad alcune sette, ma sperai vivamente che non fosse così.

    « A volte le buone Maniere sono frutto di una vita allegra e coraggiosa.»

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  4. wisteria
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    ANANKE HAMILTON

    →DEMIGOD →21 ANNI →SCHEDA Compared to yesterday, tomorrow seems far away©
    Più il tempo passava, più Ananke si malediva per non essere rimasta a casa quella mattina. Aveva avuto l'impressione che sarebbe stata una pessima giornata fin dal momento in cui aveva aperto gli occhi, e quella sorta di sesto senso di cui si era riscoperta dotata quella mattina aveva, sfortunatamente per lei, colto nel segno. Era davvero un brutto taglio quello che si era procurata, e non poteva fare a meno che darsi dell'imbecille, mentalmente e ripetutamente. Qual era la cretina che, una volta che le scivola il coltello di mano, cerca pure di riprenderlo al volo? Avrebbero dovuto darle il Nobel per la genialità, proprio.
    Era una fortuna che Zack fosse quel tipo di persona che era capace di mantenere una mente fredda anche in una situazione critica, perché questo l'aveva aiutata molto a mantenere la calma e a non farsi prendere dal panico. Anche se quella sua apparente calma si era ben presto trasformata in una forma silenziosa di panico: da che lui l'aveva caricata in macchina e portata in ospedale, non aveva quasi aperto bocca, e se ne stava ferma, rigida, senza muoversi, come se temesse che farlo potesse peggiorare la situazione che, già di per sé, non era affatto rosea. Aveva visto la fasciatura frettolosa e fatta alla bell'e meglio avvolta attorno al braccio assumere la tinta color sangue. Più vedeva la macchia espandersi, più la sensazione di nausea che le aveva stretto la bocca dello stomaco si fece forte, insieme alla convinzione che, se mai fosse diventata un vampiro, la sua vita sarebbe stata un autentico inferno, costretta a nutrirsi di qualcosa che le dava così tanto ribrezzo. Uno dei suoi amici era un vampiro, non gliel'aveva tenuto nascosto, e lei non aveva mai temuto che, in un attacco di fame, la mordesse. Di lui si fidava ciecamente, ma di quelli che gli ronzavano attorno non tanto. Figuriamoci se avrebbe mai riposto fiducia in un vampiro che lavorava in un ospedale, dove sarebbe stato a perenne contatto con il sangue e quindi costantemente in tentazione. Era un bene, allora, che non sapesse chi aveva davanti. Forse avrebbe anche potuto intuirlo se fosse stata completamente lucida, ma grazie al cielo non lo era. Era troppo occupata a non dare di stomaco in mezzo alla corsia del pronto soccorso.
    « Ho avvisato tuo padre, sarà qui il prima possibile. » la rassicurò Zack.
    Ananke lo guardò con la coda dell'occhio. Conoscendolo, si era fatto venire un infarto non appena gli aveva detto che erano al pronto soccorso. Fortunatamente lavorava dall'altra parte della città e a quell'ora c'era un sacco di traffico. Ci avrebbe messo una vita ad arrivare, e forse in quel momento sarebbe già finito tutto. « Grazie. Tu torna al negozio, abbiamo da fare oggi. » gli disse. La verità era che detestava avere troppa gente attorno quando stava male. Finiva con l'agitarsi ancora di più.
    Il suo capo la guardò come se stesse valutando i pro e i contro. « Sicura? Posso restare, se vuoi. »
    Con un gesto della mano, la ragazza gli indicò scherzosamente di sparire dalla sua vista. « Sono in ospedale, accerchiata da medici. Starò bene. »
    Solo così riuscì a convincerlo, ma se ne andò solo dopo che un medico venne ad accertarsi delle sue condizioni. « Buonasera. » disse al dottore, sforzandosi di non dare a vedere quanto si sentisse indebolita e malconcia. « Coltello da fiorista. Mi è scivolato di mano e ho tentato di riprenderlo al volo e... e questo è il risultato. »
    lhAq7mM
     
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