...Sfida?

Nika e Deimos

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Order&Chaos

    Group
    Member
    Posts
    10,050
    Stima
    +8
    Location
    La Torre Nera

    Status
    Anonymes!

    demi_god4

    Deimos Abbott
    →Semidio →MUSICSCHEDA Se rinunciamo sempre, non sapremo mai quanto in là ci possiamo spingere©
    Una freccia vibrò nell'aria, e andò a conficcarsi nel cerchio più piccolo, quello giallo, che segnava il massimo del punteggio, accanto a molte altre frecce.
    A quanto pare ho vinto! esclamò trionfante Deimos, voltandosi verso il fratello, senza riuscire a trattenere il suo sorriso strafottente. I due bersagli posti dalla parte opposta dell'arena erano entrambi pieni di frecce, ma in uno dei due, una delle dieci era uscita, anche se di poco, dal cerchio più piccolo. Tra Phobos e Deimos era quasi sempre parità, ma non quella mattina. E smettila di gongolare come un bambino di tre anni... Hai vinto, va bene? Sei contento? domandò l'altro, mentre riponeva l'arco assieme alle altre armi del poligono e iniziava ad allontanarsi.
    Oh, andiamo Phobos, dove vai? Gli studenti arriveranno tra quasi due ore a fare lezione! C'è tempo per un'altra sfida!
    Io, a differenza tua, lavoro, Deimos. E vorrei arrivare in ufficio in orario, magari senza puzzare di terra. Ci vediamo fratello!

    In un attimo, Phobos era sparito, lasciando il gemello da solo nel poligono. Il sole era sorto da una trentina di minuti, non di più, e la maggior parte del Campus era deserto e silenzioso. Gli studenti si staranno alzando adesso dal letto... pensò Deimos, andando, a sua volta, a riporre l'arco al suo posto, per poi recuperare la sua lancia, che aveva messo da parte durante quella piccola sfida mattutina. Recuperata l'arma, si sedette in terra, a contemplare il poligono vuoto, mentre con cura affilava la punta dell'arma. Amava girare per il Campus semi-deserto, sia a tarda notte che la mattina prima dell'alba. Non che non sopportasse gli studenti, anzi, il suo passatempo preferito era perseguitarli, ma di tanto in tanto necessitava anche lui di un pò di calma, per riacquistare la concentrazione necessaria per un buon allenamento.
    Se quell'idiota di Phobos non se ne fosse andato, avremmo fatto uno scontro degno dei vecchi tempi...
    Non che fosse vecchio, ma ormai gli anni della scuola, per lui, erano passati; era un miracolo che, visto il suo atteggiamento, nessuno avesse deciso di scacciarlo a pedate da lì; ma in fondo, il Campus era la sua casa, dunque perchè andarsene? Poteva entrare e uscire quando voleva e tanto gli bastava. Inoltre, quel posto gli ricordava "i bei vecchi tempi", come li chiamava lui, quando Phobos e Deimos erano inseparabili e nessuno era in grado di batterli. Qualcuno degli insegnanti più vecchi si ricordava di lui, alcuni studenti lo conoscevano di nome, ma altri al contrario pensavano di potersi far beffa di lui. E, puntualmente, ne pagavano le conseguenze.

    Chissà se qualcuno ha assistito a questa piccola sfida mattutina... si chiese a bassa voce tra sé e sé, guardandosi attorno: un pò di pubblico non faceva mai male, soprattutto se era lui a vincere la sfida. Quella mattina, tuttavia, non aveva ancora dato il meglio: l'arco non era mai stata la sua passione. Per questo aveva indossato la sua armatura leggera, convinto che Phobos volesse uno scontro frontale; ma quando lo aveva trovato al poligono anzichè all'arena, aveva capito che il fratello puntava ad uno scontro più "studentesco" e meno brutale.
    E ora mi ha lasciato qui a morire di noia... concluse ad alta voce.
    lhAq7mM
     
    .
  2. .Melusine.
        +1   -1
     
    .

    User deleted



    3fc3ba00f3ba98e9aa89bad5998a2133


    ~Nika Zalesky
    →IBRIDO →MUSICSCHEDA Ricordati di non dimenticare.©

    Allenarsi alla prime luci era oramai diventato un rituale. Le piacevano la frescura e il silenzio del crepuscolo, che le rendevano così facile, così spontaneo trovare quella calma e quella concentrazione necessaria alla pratica del tiro con l’arco.
    Ma quella mattina Nika era stata preceduta: due uomini, che da quella distanza apparivano identici, si stavano sfidando in un gara. Sicuramente fratelli, forse gemelli. Uno di loro indossava un’armatura, notò.
    Evidentemente non era l’unica ad apprezzare la quiete e la solitudine dell’alba. Decise di sedersi in disparte fino al termine della gara, lisciando le pieghe inesistenti della gonna, poi si posizionò nella postazione più lontana dall’uomo rimasto.

    Non prese nessun arma tra quelle disponibili: aveva il suo personale arco, di cui era particolarmente orgogliosa. Le era costato tutti i suoi risparmi, più tutto ciò che aveva guadagnato curando la traduzione di una raccolta di poesie di Lermontov per una piccola casa editrice. Il suo lavoro era stato apprezzato (avevano parlato di nuove collaborazioni, e magari anche di assunzione, una volta finiti gli studi) e lei, nell’ebbrezza della felicità aveva deciso di festeggiare concedendosi quel regalo sognato da tempo.

    Al classico stile di tiro mediterraneo Nika preferiva quello mongolo. Il suo arco era in osso e legno, bianco, semplice e privo di decorazioni, con la tipica forma degli archi mongoli; mettendo la corda in tensione l’arco assumeva quasi la forma di un’omega.
    Nika amava la tradizione, le dava la sensazione di avere delle radici. Era stata iniziata al tiro con l’arco tradizionale mentre era ancora in Siberia, e continuare quella pratica le faceva sentire un legame con quelle che probabilmente erano le sue origini. Il tiro con l'arco era un modo per sentirsi a casa, se mai poteva dire di averne avuta una.
    E anche se un’arma del genere non poteva competere con un moderno compound, con la sua fibra di carbonio, mirino, smorzatori e altre diavolerie all'avanguardia, le dava un’infinita soddisfazione poter raggiungere buoni risultati – talvolta addirittura migliori dei suoi compagni- solo con corno, tendini e legno. Senza tutti quegli aiuti tecnologici molti dei suoi compagni non sarebbero riusciti ad ottenere neanche un decimo dei suoi risultati.

    Nika sistemò la faretra sulla spalla, scostò una ciocca di capelli dal viso con un gesto distratto ed accennò un sorriso.

    Doveva essere una strana visione vedere quella ragazza minuta, con la camicetta bianca infilata dentro la gonna grigia e a vita alta che le arrivava al ginocchio, i mocassini blu e l’aria da collegiale impugnare quell’arco dall’aria antica, che parlava di cacciatori a cavallo e steppe selvagge. Ma chiunque si fosse fatto ingannare dalle apparenze avrebbe dovuto ben presto ricredersi.

    lhAq7mM


    Edited by .Melusine. - 23/8/2014, 02:42
     
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Order&Chaos

    Group
    Member
    Posts
    10,050
    Stima
    +8
    Location
    La Torre Nera

    Status
    Anonymes!
    Ho dato per scontato il fatto che Nika non abbia mai visto Deimos e viceversa...spero vada bene!



    demi_god4

    Deimos Abbott
    →Semidio →MUSICSCHEDA Se rinunciamo sempre, non sapremo mai quanto in là ci possiamo spingere©
    Deimos sapeva che suo fratello aveva molto lavoro da svolgere ma, nonostante questo, non riusciva a perdonargli questo suo improvviso abbandono del campo di battaglia. Anche se suo fratello, con il passare degli anni, era diventato meno aggressivo, restava un combattente nato. Perchè, dunque, negarsi un combattimento serio? Per il lavoro? No, non era da Phobos.
    E' per nostra madre eh, fratello? Probabilmente oggi dovevi portarla dal medico o qualcosa del genere... Altrimenti avresti fatto tardi al lavoro, piuttosto che lasciarmi vincere così facilmente. Quello avrebbe spiegato molte cose. Ma non era il momento di pensarci e il figlio di Ares se ne rendeva conto: piangersi addosso sarebbe stato inutile. Nulla poteva cambiare quella scomoda situazione, nemmeno suo padre. Anche perchè, a dirla tutta, difficilmente Ares, signore della guerra, si sarebbe scomodato per un'anziana donna malata da tempo.

    Ho temporeggiato fin troppo... disse tra sé e sé, alzandosi in piedi. Se non poteva combattere con Phobos, si sarebbe allenato un pò. O almeno, a questo stava pensando, prima di scorgere una ragazza, armata di arco. Con ogni probabilità, doveva aver assistito alla sfida o ad una parte di essa.
    Esistono ancora studenti mattinieri? Sono perplesso! disse, facendole un cenno col capo. Non si sarebbe sprecato in sorrisini di circostanza o saluti più diretti, non era da lui: anzi, quel cenno era un gesto fin troppo espansivo per uno come lui, visto che stava interagendo con qualcuno che non conosceva.
    Si concesse la possibilità di scrutarla per un pò, incuriosito dall'arco Mongolo che portava con sé: nel Campus ve ne era qualcuno, ma quello doveva appartenerle.
    Singolare scelta dell'arma... pensò, senza staccarle gli occhi di dosso. Fissare la gente è segno di maleducazione Deimos, dovresti ricordartelo.. pensò, riportando alla mente gli insegnamenti di sua madre, ma non li seguì. Dall'espressione calma che aveva inviso, sembrava infischiarsene della reazione che il suo sguardo insistente avrebbe potuto causare nella ragazza. Avanzò di qualche passo, spostando l'arma dalla mano destra alla sinistra con un rapido movimento, prima di utilizzarla quasi come un bastone da passeggio; il gesto, infatti, non era volto ad intimidire l'avversario e le sue movenze lo lasciavano intendere.

    Un'arma niente male quella che tieni in mano: è tua? domandò infine, sorridendole, prima di cambiare nuovamente la mano con cui teneva la lancia. Il suo viso lasciava trapelare una certa curiosità, ma la sua espressione sembrava più che altro divertita. Era la prima volta, in tutti quegli anni, che vedeva uno studente scegliere autonomamente quel tipo di arma e voleva capire se la scelta le era stata imposta o se la ragazza aveva scelto di sua spontanea volontà.
    Non ti ho mai visto da queste parti ragazzina: chissà chi vince il premio per il "genitore divino peggiore" tra il tuo o il mio. Gli sarebbe piaciuto esporre quella questione ad alta voce, ma infine decise di tenersela per sé. Non tanto perchè una frase del genere poteva infastidire la nuova arrivata, quello era l'ultimo dei suoi problemi, ma più che altro perchè voleva edere quanto lei avrebbe parlato senza essere forzata dalle sue domande.
    Inoltre, vi era una remota possibilità che la giovane davanti a lui fosse una sua sorellastra: non era sicuro di voler troncare i rapporti sul nascere con una sua potenziale parente anche se, tra tutti i semidei, quelli che odiava di più dopo i figli di Atena erano proprio i suoi fratellastri.
    lhAq7mM
     
    .
  4. .Melusine.
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Certo, va benissimo!



    3fc3ba00f3ba98e9aa89bad5998a2133


    ~Nika Zalesky
    →IBRIDO →MUSICSCHEDA Ricordati di non dimenticare.©

    «Esistono ancora studenti mattinieri? Sono perplesso!»

    Nika storse il naso, infastidita. Si allacciò il parabraccio, riprese in mano l'arco e squadrò l’uomo. Anche se di altezza normale Nika fu costretta a guardarlo dal basso in alto, ma quella non era una grande novità, per lei. Era più grande di lei, con occhi neri e profondi come pozzi, da cui era difficile distogliere lo sguardo.
    A quanto pare doveva essere così anche per lui, perché non la smetteva di fissarla.

    Si, sono quelli che vogliono evitare di essere disturbati, pensò, ma non lo disse. Io ho assistito alla sua gara in silenzio e in disparte, perché le persone non hanno la stesse premure nei miei confronti?

    « Buongiorno a lei.» si limitò a dire, evitando di rispondere alla sua domanda. La possibilità di rispondere in modo acido o scocciato non era contemplata. Non avrebbe mai rischiato di inimicarsi qualcuno per una simile sciocchezza, anche se l’uomo pareva decisamente troppo cresciuto per essere uno studente del Campus. Forse un insegnante? si chiese.

    L’uomo spostò la lancia da una mano all’altra e continuò a guardarla divertito. Non vi era nulla di intimidatorio nel suo atteggiamento, ma ciononostante Nika si sentì a disagio, non capendo la ragione di quello sguardo insistente. Vi era forse qualcosa di bizzarro in lei? Qualcosa fuori posto o in disordine? Con una mano prima si lisciò la gonna, poi una ciocca di capelli.

    «Un'arma niente male quella che tieni in mano: è tua?

    L’arma. Si concesse un sorriso. A giudicare dall’armatura che indossava, dalla lancia e dalla gara a cui aveva appena assistito doveva essere particolarmente appassionato di arti belliche. Probabilmente aveva solo notato la particolarità dell’arco.

    «La ringrazio.» Disse con il suo solito tono di voce basso, poco più di un sussurro. Dal taschino della camicia estrasse un anello di corno, e lo infilò al pollice. Anche la tecnica di tiro era diversa: la corda veniva messa in trazione con il pollice, garantendo una presa più stretta sulla corda e l’anello aiutava a proteggere il dito.

    « Si, mi appartiene. L’ho comprata da poco. » dissimulò l’orgoglio che provava. Era la sua prima arma, la spesa più grande che era riuscita a permettersi fino a quel momento, e lei ne era così fiera! Ma preferì non farlo trapelare: all’orgoglio preferiva sempre la modestia, davanti alle persone. Essere giudicata arrogante era l’ultima cosa che voleva, lo trovava di cattivo gusto e soprattutto controproducente.

    « E’ stata una bella gara, quella di prima.» aggiunse in tono cortese. La sua voce, per quando fievole era molto melodiosa ed espressiva, in contrasto con la freddezza dei suoi occhi.

    lhAq7mM


    Edited by .Melusine. - 11/9/2014, 00:13
     
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Order&Chaos

    Group
    Member
    Posts
    10,050
    Stima
    +8
    Location
    La Torre Nera

    Status
    Anonymes!

    demi_god4

    Deimos Abbott
    →Semidio →MUSICSCHEDA Se rinunciamo sempre, non sapremo mai quanto in là ci possiamo spingere©
    Buongiorno a lei. Sentendo quella presentazione così formale rispetto alla sua, praticamente inesistente, Deimos si concesse la possibilità di mettersi a ridere. Certo, il suo comportamento non era propriamente educato, ma quello non era mai stato un problema per lui. Inoltre, se da ragazzo essere così sfrontato gli aveva causato dei problemi, ormai non era più così: erano davvero poche le persone che avevano il coraggio di criticare un suo comportamento e anche se accadeva, Deimos tendeva ad ignorarli. E così, anche quel giorno, si concesse quella risata liberatoria, prima di avanzare verso di lei. Non voleva farle paura, né del male: voleva solo studiarla più da vicino, vedere le sue reazioni. Non sono molti gli studenti così educati, soprattutto quando parlano con vecchietti come me... La sua curiosità era indubbiamente aumentata: non solo l'arco ma anche il comportamento della ragazza erano particolari e ora scoprire di chi era figlia non era, per lui, ancora più indispensabile. Non che bastassero piccoli segni come quelli per determinarlo, ma sicuramente si trattava di un inizio. Infatti, nonostante la ragazza fosse lì al Poligono così presto, non aveva l'aria di essere una sua sorellastra. Ne aveva conosciuti diversi di figli di Ares, nel tempo, e nessuno di loro gli era sembrato così educato né così calmo.

    La ringrazio. A seguito di quella frase si concesse la possibilità di fare un cenno con la mano, come a volerle dire che non era necessario che lei o ringraziasse.
    In fondo, quell'arma è davvero particolare e degna di nota; non ammetterlo equivarrebbe a mentire. Deimos era parecchio orgoglioso ma se si trattava di ammettere la qualità di un'arma non avrebbe di certo negato l'evidenza. Non avrebbe mai accettato una sconfitta, quello no, ma se si trattava di altro, si poteva sempre contrattare. Tuttavia, rimase in silenzio, lasciando che la ragazza finisse di parlare: in fondo, la sua voce manteneva un tono basso; parlandole sopra non avrebbe capito nulla di ciò che diceva.
    Bhe, è stato un ottimo acquisto aggiunse, senza più muovere la lancia. Iniziò poi ad utilizzarla come pseudo supporto per il suo peso, mentre continuava ad osservare la giovane davanti a lui. Al tuo posto qualche altra ragazza avrebbe comprato borse, scarpe e vestiti, non un arco. Hai tutto il mio rispetto concluse, accennando una sorta di inchino che, tuttavia, non concluse mai. La ragazza davanti a lui non era spocchiosa e, probabilmente, era anche più sveglia di molti altri studenti, ma non si sarebbe mai abbassato a simili gesti di inferiorità; un accenno era più che sufficiente. Quando poi lei elogiò la gara con Phobos, si mise nuovamente a ridere.
    Non una delle migliori tuttavia: se avessi combattuto con la spada o con la lancia, sarebbe stata ancor più bella. Ma mio fratello Phobos con gli anni ha perso il suo smalto. Non era del tutto vero, perchè suo fratello continuava ad allenarsi, ma molto meno di prima. Se un tempo erano sempre alla pari, ormai era quasi sempre Deimos ad averla vinta e ci teneva a sottolinearlo. In fondo il voler primeggiare era un suo vizio e avrebbe colto ogni occasione disponibile per dimostrare che nessuno era migliore di lui.
    lhAq7mM
     
    .
4 replies since 18/8/2014, 15:04   150 views
  Share  
.