Confidenze

Rick x Iole

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    ♊ RICK DYLAN STORMBORN

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    « It’s who we are.»©
    Sapete, una cosa che chiunque direbbe su di me senza alcun problema è che difficilmente mi si può trovare di cattivo umore, forse per il semplice fatto che lascio scivolarmi addosso tutti quei problemi per cui mille altre persone probabilmente si strapperebbero i capelli e in un certo senso questa cosa mi permette di vivere piuttosto serenamente ogni mia giornata.
    Per quanto questo sia considerabile quasi come un dato di fatto, devo ammettere di poter attraversare dei momenti di sconforto pure io, anche se scommetto che qualcuno non ci crederebbe. Eh, beh, sapete, fino a prova contraria anche io ho un cuore e dei sentimenti e generalmente spero che questi non vengano calpestati come nulla fosse.
    Ovviamente vi starete tutti chiedendo cosa fosse successo, giusto? Beh, inizio subito premettendo che si trattava di questioni di cuore. Già, quelle cose che generalmente non mi avevano mai causato particolari problemi, un po' perché non sono mai stato lo stronzo della situazione, un po' perché io stesso non sono mai andato a cercarmi altre stronze della situazione ma... insomma, in quel caso il mio cuore aveva proprio preso strade inaspettate.
    Avevo conosciuto, diversi mesi prima, una ragazza fantastica che sembrava condividere con me praticamente qualunque idea e interesse: Zelda. E indovinate? Ci eravamo conosciuti durante una festa in maschera al campus e il caso volle che fossimo travestiti proprio da Link e da principessa Zelda. Che cosa scema, direte voi, e io vi risponderò che in effetti avete ragione, visto che nemmeno avevo voglia di andarci, a quella festa, ma ero stato praticamente trascinato contro la mia volontà e avevo invidiato un sacco mia sorella per il fatto che in una qualche misteriosa maniera fosse riuscita a scamparsela. Ad ogni modo, da quel momento ero stato colpito come da una specie di fulmine in piena faccia e mi ritrovavo inaspettatamente a pensare a lei durante ogni momento della giornata, addirittura mentre mi cimentavo nelle mie serratissime sessioni da nerd allo stato puro.
    Insomma, potevo anche avere il cervello migliore di tutta l'America ma a quanto pareva la ragione non mi sarebbe bastata per governare tutte quelle sensazioni e quell'inquietudine che mi prendeva ogni volta che la vedevo a lezione o ad allenarsi con l'arco all'aria aperta. Pensate che scemo, mi ero praticamente già illuso che avremmo avuto una relazione lunga e con tantissimi bambini ma a quanto pareva così non sarebbe stato, visto che lei aveva messo le cose in chiaro e mi aveva fatto capire, sebbene fosse visibilmente imbarazzata, che non cercava niente di più rispetto ad una semplice, candida amicizia. Certo, amici, come no.
    Comunque sì, la cosa era riuscita a scalfire anche il mio solito imbattibile buon umore e se aggiungiamo al calderone anche strani, misteriosi eventi che avevano coinvolto me e mia sorella, dovevo proprio ammettere di trovarmi nel mezzo di un periodo roseo. Certo, come no.
    Avevo appena finito lezione, quel giorno, risolvendo un'equazione complessa in dodici secondi cronometrati e scatenando, come al solito, la curiosità dei miei compagni che dopo tutto quel tempo ancora si stupivano delle mie capacità. Purtroppo non ero proprio dell'umore per intrattenermi con loro e così avevo lasciato l'aula e mi ero diretto verso il dormitorio maschile dei figli di Persefone, sforzandomi di sorridere e fare un cenno a tutte le conoscenze che incrociavo per la strada.
    Una volta dentro, trovai acciambellata sul mio letto una fulva, piccola volpe rossa sonnechiante che se ne stava lì come nulla fosse. Probabilmente qualcun altro si sarebbe scandalizzato ma io mi limitai a scuotere la testa e a posare lo zaino in un angolo, ben conscio di chi si trattasse realmente:
    « Oh, buongiorno anche a te. E' comodo il mio letto?» per fortuna era sempre molto agile nell'infiltrarsi all'interno del campus senza che nessuno la notasse, altrimenti sarebbe stata una bella scocciatura da giustificare.
    lhAq7mM


    Edited by tabris. - 15/5/2014, 17:02
     
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    «a fox in distress is more dangerous than a jackal»
    No, non era mai stata la piccola e dolce ragazza che fa tutto quello che le dicono i genitori: metti a posto la tua camera, fai i compiti, vai a letto presto, vai a lavarti i denti, non mangiare dolci prima di cena, bada ai tuoi fratelli nel fine settimana, insomma nessuno gliel’aveva mai detto ne tanto meno ordinato eppure lei l’aveva sempre fatto, più perché se lo sentiva che per dovere in realtà, quel giorno però e in particolare quella mattina la voglia di andare a lezione era scemata completamente quando aveva aperto i begli occhioni nocciola specchiandoli sul soffitto roseo della propria stanza, rosa confetto le ricordava sempre la sua mente con un risolino. OH, ecco come le piaceva svegliarsi la mattina. Nei due anni precedenti era sempre stata svegliata dai pianti dei suoi due fratellini minori e ormai, nonostante lo facessero sempre con meno frequenza, quella consuetudine era diventata ormai una routine di cui non avrebbe fatto più a meno, quando sentiva uno dei due iniziare a piangere -ok, nonostante ormai avessero due anni piccoli scriccioli- lei apriva gli occhi e il mattino le dava il buon giorno, anche se non sempre. Il nocciolo della questione era semplice però, dopo aver udito quella leggera armonia fatta di urletti e pianti aveva bellamente richiuso gli occhi rintanandosi sotto le coperte e si, fu precisamente in quel momento che decise che no, quel giorno non sarebbe andata a scuola e che quasi certamente aveva già trovato cosa fare al suo posto. «Iole, tesoro avanti alzati, farai tardi e devi anche mangiare, forza.» La voce di sua madre calda e dolce le dette la forza necessaria per uscire dalle coperte e mettersi in piedi raggiungendo il bagno per potersi velocemente cambiare. Nonostante sapesse già quello che avrebbe fatto non aveva l’intenzioni di dire a sua madre che quel giorno avrebbe saltato le lezioni, quindi la cosa migliore era stata quella di alzarsi, vestirsi e prepararsi per poi uscire velocemente di casa lasciando un bacio sulla guancia alla madre e ai piccoli Peter e Harry, papà già uscito per lavoro circa due ore prima. Si aggiusto meglio lo zaino sulla spalla sciogliendosi i capelli che fino a quel momento erano stati prigionieri dell’elastico con cui poco prima si era fatta una coda per dargli una parvenza di ordine. Prese velocemente a scendere le scale saltandone con agilità uno o due estraendo nel mentre dalla tasca dei jeans il cellulare su cui, aperta la cartella dei messaggi digitò in fretta un breve messaggio per una delle sue più care compagne di classe: ”Ciao Jenny, scusami oggi non vengo a scuola, prendi gli appunti anche per me per favore, in cambio sai che ti aiuterà con matematica. Ti voglio bene, non sentire la mia mancanza”. Poi, da quando aveva varcato la soglia di casa tutto era passato tranquillamente, troppo velocemente e troppo lentamente allo stesso tempo; allontanarsi dalla zona dove abitava era stata l’idea migliore e, fermarsi a mangiare qualcosa in un bar di certo l’aveva messa di buon umore, cappuccino caldo con cacao e una brioche al cioccolato le avevano fatto nascere un grande e dolcissimo sorriso sulle labbra senza che nemmeno se ne fosse realmente resa conto, come capitava spesso. Lasciò molto in fretta il locale dopo aver pagato e salutato il giovane ragazzo dietro il bancone che piano piano aveva iniziato a conoscere e, nonostante fosse ancora presto decise di andare li comunque e di attendere il suo ritorno a fine delle lezioni, il tempo che comunque avrebbe impiegato per assumere la sua vera essenza, quello che aveva imparato ad amare anche fin troppo in fretta, le avrebbe di certo portato via una o due ore anche se nel tempo -se pur molto breve- aveva imparato ad appropriarsi di quella forma più velocemente del previsto; a conoscenza di un luogo quasi del tutto fuori dalla portata della gente vi si nascose, spogliandosi nascose tutto dentro lo zaino nascondendo a sua volta questo in un posto sicuro… poi il tempo scorse velocemente.
    Il respiro era soffice e tranquillo mentre la comodissima superficie di quel tessuto che portava il suo profumo le faceva senza problemi da giaciglio come l’aveva ormai fatto varie volte, il naso che di tanto in tanto si arricciava e le orecchie che di tanto in tanto si muovevano captando qualche flebile rumore che non destava comunque niente nel suo corpo animale. Solamente quando venne mormorata quella semplice frase ebbe la decenza di aprire gli occhi puntandoli sulla figura dell’amico senza però schiodarsi da quel caldo giaciglio ma fissandolo, in attesa di essere circondata e forse coccolata… in attesa di ascoltare quello che il giovane Rick, lo sentiva, aveva bisogno di dire.
    lhAq7mM


    Edited by brävehært - 8/7/2014, 23:11
     
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    E quindi... sì, il mio carattere mi ha sempre permesso di fare amicizia piuttosto in fretta e di circondarmi di persone più o meno amabili ma questo non significa di certo che sia pronto a confessare i miei pensieri e i fatti miei al primo che mi capita davanti, anzi. Va beh, mia sorella aveva quel privilegio per nascita, anche se non ero certo di quanto realmente gliene fregasse di starmi a sentire quando blateravo di quello piuttosto che di quell'altro problema ma a parte ciò, gli amici veri, quelli di cui sapevo di potermi fidare, erano davvero pochi e si potevano contare sulla punta delle dita di una mano. Amelia Iole Kane era tra questi.
    Adesso a pensarci meglio non ricordo nemmeno perfettamente in che modo ci siamo conosciuti ma non è che la cosa avesse molta importanza, dal momento in cui avevamo un bellissimo rapporto e le nostre menti erano piuttosto affini. Ecco perché mi trovavo bene a parlare con lei: perché era capace di ascoltarmi e comprendermi senza per forza doversi mettere al centro dell'attenzione per prevalere, perché era una di quelle persone che ispirano fiducia e sicurezza anche solo ad un primo sguardo. E ok, magari spesso e volentieri mi ritrovavo a conversare da solo con una volpe che dormiva sul mio letto, come in quel caso, ma ehi, era meglio che andare da uno psicologo e poteva essere molto terapeutica come cosa.
    Ovviamente non mi ero mai tirato indietro nemmeno quando era stata lei a dovermi parlare di qualcosa o a dovermi rivelare qualche segreto segretissimo e inconfessabile ma essere amici significava anche quello: esserci per l'altro nel momento del bisogno e io, in quei giorni, avevo davvero la necessità di dire a qualcuno quanto mi fossi sentito cretino ad illudermi così per una ragazza.
    Cioè, cavolo, volevo davvero darmi una botta in testa e anche insultarmi da solo per essere stato tanto cieco da non accorgermi che in realtà a lei non interessasse sorpassare quella sottile linea che ci separava dal compiere il passo successivo e visto che non sono proprio il tipo da mandare al diavolo una persona così su due piedi, mi ero anche fatto una bella risata e le avevo fatto credere che in realtà era lei ad aver frainteso il tutto e che certo, andava benissimo rimanere amici. Come no. E' proprio vero che in certe questioni essere geniali non serve veramente a un tubo e quella ne era la dimostrazione. Saper risolvere velocemente chissà quale complessissima equazione o avere una memoria prodigiosa influisce poco o nulla nelle questioni del cuore. Forse l'unica cosa che mi rimaneva da fare sarebbe stata di togliermi Zelda dalla testa e mirare verso nuovi orizzonti, anche se sarebbe stato più facile a dirsi che a farsi.
    Comunque, come vi stavo raccontando, la volpe se ne stava bella che serena sulle lenzuola del mio letto, come niente fosse, come se per lei trovarsi in quel posto fosse la cosa più normale e naturale del mondo. Mi ero seduto lì accanto e avevo accarezzato l'animale tra le orecchie, passando le dita sulla sua pelliccia morbida:
    « E' da un po' che non ci vediamo, eh? Sono successe un po' di cose ultimamente. Cioè, non proprio tante, ma piuttosto rilevanti, a dirla tutta. Insomma, ti ricordi di Zelda, quella ragazza di cui ti avevo parlato? Ecco, niente di fatto.» cominciai a blaterare, sentendo la concitazione per l'argomento diventare piano piano sempre più prorompente:
    « Continuo a chiedermi se sia io ad aver sbagliato qualcosa oppure se lei semplicemente cercasse qualcuno che non le somigliasse così tanto. Magari è una che crede nell'attrazione degli opposti o cose del genere. Beh, comunque ha preferito non saperne. E' stato un confronto piuttosto pacifico a dirla tutta, visto che ho cercato di darle l'impressione che si sbagliasse. Non so quanto ci abbia creduto ma...beh, ormai è così. Non credo che si possa tornare indietro e anche se si potesse proverei ad essere un po' più furbo e non farmi abbindolare così. Non mi era mai successo.» sospirai, stringendomi nelle spalle e portandomi l'altra mani dietro il collo:
    « Forse semplicemente non era destino. Che ne dici? Oh, già... me lo dirai in un altro mometo.» mi corressi, ricordandomi che di certo non avrebbe potuto fare chissà quale discorso in quella sua forma animale. O almeno, non un discorso che io sarei riuscito a comprendere. Ok che sono un genio, ma anche parlare il linguaggio degli animali la vedevo davvero dura!
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    ♚ AMELIA IOLE KANE

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    «a fox in distress is more dangerous than a jackal»
    Da quando suo fratello era ripartito per la Francia, la cosa quindi risaliva a non più di una settimana e mezza o giù di li dato che non ricordava benissimo, non era più riuscita a sentirlo ne su skype ne per telefono forse troppo impegnato a riacquistare i ritmi di Parigi, città che avrebbe voluto visitare più a lungo e se ci fosse riuscita avrebbe convinto il suo dolcissimo fratellino ad ospitarla per qualche giorno anche se avrebbe dovuto subirsi la fidanzata di quest'ultimo che beh, non era poi così antipatica come credeva inizialmente, per lo meno le aveva offerto dei dolci buonissimi quando raramente con il ragazzo era venuta fino a New York per stare circa una settimana, questo per poi vederli ripartire entrambi la mattina presto... molto presto. Tutto questo piccolo discorso semplicemente per arrivare al fatto che da quel giorno non aveva avuto nessuno con cui parlare dato che fino a quel giorno per lo meno Rick sembrava essere stato non proprio disponibile e lei di certo non aveva mai avuto intenzione di disturbarlo in qualche modo, i suoi fratellini erano troppo piccoli poverini loro, Cassandra sembrava del tutto irraggiungibile come Davis ed ecco, non le era rimasto praticamente nessuno con cui parlare oppure chiacchierare solamente per qualche ora magari davanti una bella ciotola di patatine. Alla fin fine si era ritrovata a prendere le sue solite sembianze di volpacchiotta fin troppo carina per potersi intrufolare all'interno di un dormitorio maschile in cui, se per sfortuna fosse stata beccata il peggio forse sarebbe stato quello di diventare un'elegantissima pelliccia e no, la cosa non era così allettante anche perché teneva molto sia alla sua vita che alla sua morbidissima pelliccia, ecco. Si accoccolò meglio tra le coperte posando il muso sopra la gamba di Rick quando questo si sedette iniziando ad accarezzarla gentilmente tra le orecchie, cosa che lei ADORAVA infinitamente e che lui sapeva benissimo. Insomma, il fatto di potersi tramutare in una piccola e morbida palla di pelo -e forse l'avrà ripetuto qualche volta in più- era una cosa a dir poco fantastica, questo non perché così poteva per l'appunto intrufolarsi da tutte le parti senza essere nemmeno notata, no, piuttosto perché poteva ricevere da coloro che sapevano della sua capacità delle coccole gratuite, e lei in quella forma doveva ammettere di amare fin troppo le coccole sopratutto se erano poste proprio dietro l'orecchio sinistro oppure una lunga carezza per per la "schiena" come solamente lui conosceva, quello era a dir poco rilassante tanto che si sarebbe potuta tranquillamente addormentare. Si beh, ovviamente non l'avrebbe fatto solo perché chi gliele dispensava era Rick, questo era scontato. Scosse leggermente il muso come a voler dire di non essere per nulla d'accordo con le parole che sentiva uscire dalla bocca del ragazzo, se fosse stata nella sua forma ... beh, se fosse stata la ragazza che era ogni giorno, in senso fisico, l'avrebbe perlomeno potuto abbracciare per confortarlo perché, nonostante fosse sicura che ormai non significasse più nulla c'era comunque una nota di amarezza nella voce e gli animale erano bravi a notarlo, lei più di tutti. Senza rendersene veramente conto si accorse di star iniziando a ritrasformarsi in un'umana anche se al momento non se ne preoccupò molto, continuò invece a muovere piano il muso sulla gamba del moro, salvo poi alzarsi per portarsi più che tranquillamente sul suo grembo andando nuovamente ad acciambellarsi contro di lui spronandolo muovendo una zampa sulla gamba di questo a continuare a parlare, non l'avrebbe mai detto ma la sua voce era alquanto rilassante. Ora che ci pensava meglio arrivò alla conclusione a cui da tempo stava ragionando, magari durante le ore di matematica o quelle di letteratura, il fatto è che le piaceva molto, e si forse ci era arrivata fin troppo lentamente però forse quella era stata la cosa migliore, insomma, di certo non sarebbe andata a dirgli qualcosa del tipo "sai penso di essermi innamorata di te" eddai, era una cosa a dir poco patetica, sopratutto quando lei in primis ancora non riusciva a capire se fosse una cosa di facciata oppure una cosa vera, aveva sedici anni per qualcosa ma i proprio sentimenti ancora non riusciva a capirli. Buona fortuna no?!
    lhAq7mM


    Edited by brävehært - 8/7/2014, 23:11
     
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    "Rick Dylan McFly sa risolvere il cubo di Rubik in quattro secondi e mezzo!", "L'alunno è in grado di trovare il risultato di un'equazione di numerosi gradi in una manciata di secondi e senza bisogno di calcolatrici." diceva la gente di me e della mia mente: un genio, forse qualcuno che un giorno avrebbe lavorato per qualche azienda importante, che avrebbe fatto scoperte scientifiche e matematiche ma, per quanto le persone continuassero ad essere sorprese da me e dai prodigi di cui ero capace in senso strettamente intellettuale, alla fin fine ero esattamente come tutti gli altri e il fatto che le cose con Zelda fossero andate in quella maniera lo testimoniava chiaramente.
    Un genio che non era nemmeno capace di decifrare le intenzioni e le emozioni degli altri: alla faccia dello sveglio. Forse avrei preferito risolvere una sola equazione in mezz'ora e non ricevere smacchi del genere. Okay, magari stavo esagerando ma doveva sicuramente essere dovuto all'amarezza del momento, al fatto che l'intelligentissimo Rick si sentisse in verità un completo idiota, molto più idiota di persone che non sapevano contare velocemente quanto lui:
    « Che stupido.» scossi la testa con un mezzo sorriso, mentre ancora la mia mano accarezzava distrattamente la pelliccia di quella piccola volpina rossiccia che se ne stava bella comoda a sopportare comunque le mie infinite lamentele. Beh, di certo non avrei voluto ammorbarla con i fatti miei per tutto il resto della giornata ma visto che al momento Amelia non poteva fare nient'altro se non scuotere il muso e prendersi le coccole, allora ne approfittai per sfogarmi ancora qualche secondo:
    « Insomma, magari a te non fregherà nulla di tutto questo e nella tua testa starai pensando che sono un enorme idiota che si è soltanto fatto abbindolare da un paio di occhi azzurri ma... beh, sei la mia migliore amica, ogni tanto ti tocca sopportarmi esattamente come tocca a me starti a sentire.» pronunciai quest'ultima frase con un'intonazione più scherzosa, abbandonandomi ad una risata spensierata mentre lei si acciambellava tranquillamente sulle mie gambe e io ne approfittavo per passare pacificamente ancora la mia mano sulla sua fulva pelliccia morbida.
    Non fraintendetemi, mi piaceva quando Amelia si trasformava, in qualche modo tutto quello la rendeva diversa, speciale. Eppure preferivo quando potevo sentire la sua voce e le sue opinioni, quando potevo abbracciarla e sentire il calore del suo corpo umano:
    « Però è finita. Cioè, non è nemmeno iniziata in realtà però hai capito il senso... voglio dire, non credo sia il caso di continuare a frequentarci e non so se la cosa dell'amici come prima potrà funzionare.» mi strinsi nelle spalle, accorgendomi però che stava avvenendo qualcosa di strano. Che Amelia avesse innescato il processo di trasformazione? Era qualcosa di molto lento da quel che ne sapevo, quindi non avrei rischiato di trovarmela improvvisamente con braccia gambe e testa umane in un battito di ciglia. Avrei provveduto comunque a coprirla con una coperta, sia mai che avvenissero episodi imbarazzanti. Ne avevo decisamente fatto il pieno in quell'ultimo periodo e avrei preferito darci un taglio, insomma, prendermi una pausa dal rischio di farmi di nuovo qualche figuraccia:
    « E' abbastanza strano conversare così se devo essere sincero.» aggiunsi, sorridendole ancora e accarezzandole un'ultima volta la pelliccia fra le orecchie.
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    Chiuse i piccoli occhietti cerulei -e ancora si chiedeva per quale strano motivo quando assumesse la ferma animale quelli cambiassero invece di trattenere il colore naturale che amava, non che non amasse gli occhi azzurri sia ben chiaro- trattenendosi ancora a beneficiare delle coccole tra le orecchie che le stava dispensando il moro, l'avrebbe continuato a dire fino alla morte che le amava o per meglio dire avrebbe continuato a pensarlo nella sua testa, si beh si parlava delle coccole ovviamente, ma se avesse dovuto dirlo realmente molto probabilmente l'avrebbe fatto solo e solamente sotto tortura, che tipo di tortura poi sarebbe stato da vedere, sarebbe potuta reggere per molto, molto tempo. L'oscurità era totale anche se i chiari raggi del sole che provenivano dalla finestra dalla stanza di Rick erano abbastanza forti per penetrare le palpebre ma, tuttavia si ostinò a tenere gli occhi sbarrati mentre nuove parole le arrivarono forti e chiare alle orecchie, come se non avesse aspettato altro che passasse quel momento di silenzio per udire nuovamente la sua voce. Che stupido. Quella sola e breve frase ebbe quasi l'effetto di una pugnalata nonostante non sapesse, come al solito, il motivo di tale cosa e anzi l'unica cosa che sapeva è che doveva essere così, doveva fare male anche se non se lo meritava, non avrebbe mai dovuto darsi dello stupido, e se avesse avuto ancora una mano umana di cui le unghie erano leggermente ricoperte da uno strato di smalto rosa gli avrebbe di sicuro dato un ceffone prima di abbracciarlo, perché doveva abbracciarlo, era una cosa che si meritava per essere quello che era. Ad un certo punto però si era ritrovata a girarsi di scatto e mordere quella mano che fino a quel momento aveva continuato a viziarla, il motivo lo sapeva benissimo e si diede della "brava ragazza" nonostante sulla mano morsa avesse scorso i segni dei piccoli dentini. Insomma, lei di certo non era nulla più di una buonissima amica, forse la sua migliore amica okay, o qualcos'altro del genere, però andarle a dire che probabilmente di tutto quello che le aveva detto non gliene importava niente aveva avuto il risultato di pungerla sull'orgoglio, ed ecco perché era scappata dal suo luogo in cui si era ritrovata ad attendere altre coccole per sedersi invece sul pavimento iniziando a leccarsi la zampa in un'atteggiamento quasi altezzoso, qualcosa che acquisiva solamente quando un'abbondante strato di pelliccia ricopriva la sua pelle, beh insomma quando da sedicenne umana passava ad essere una palla di volpe vulva. Si sdraio terra con le zampe sotto il muso e gli occhi rivolti verso Rick mentre questo continuava a parlare, lui parlava e lei si ritrovava a guardargli la mano che aveva appena morso, giusto per ragionare sul fatto che "mai mordere la mano che ti nutre" ma effettivamente il senso perdeva la sua logica, oh beh quello che è insomma... OH ecco! Mai mordere la mano che dispensa coccole gratuite, ora va molto, ma molto meglio come logica. Ritornò alla sua postazione iniziale e giusto qualche secondo portò le zampe sotto il muso godendo nuovamente delle ultime carezze. Effettivamente avrebbe dovuto infiltrarsi in sembianze umane la prossima volta, giusto per dargli la parvenza di non star parlando da solo come un'emerito sciocco. Scosse il muso rialzandosi per poi osservarsi il torno e saltare nuovamente giù dalle gambe del ragazzo per correre invece veloce oltre la porta che era sicura desse al bagno nonostante rare volte vi era stata. C'erano volte in cui le capitava di tornare ad essere quella carina castana in un tempo molto ridotto, ma ancora non riusciva a capirne la motivazione non avendo mai incontrato nessuno con le sue stesse capacità. Probabilmente l'avevano tenuta come eccezione sulla terra evitando di fare altre copie. E non si accorse nemmeno di essere nuovamente lei a quattro zampe sul pavimento e la porta che fortunatamente con entrambe le zampe aveva chiuso; si alzò in piedi e ringraziò chiunque potesse per il fatto che in quel bagno non ci fossero specchi giganti e poi... OH! Che brutto! «Ehm... Rick, so benissimo che ti è mancata la mia voce e beh, così è molto più semplice ma... ehm... ti dispiacerebbe darmi qualcosa per, sai... coprirmi?» La sua voce era leggermente bassa, dolce e imbarazzata(leggermente) allo stesso tempo, ovviamente l'opzione di uscire in quello stato era fuori questione, la prossima volta doveva ricordarsi di portarsi lo zaino con se e non lasciarlo dove di solito lo lasciava, ecco. Al momento tuttavia non è che pensasse molto al problema di "trasformazione accelerata" piuttosto cercava un'idea per non morire per autocombustione, già.
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    Avrei sicuramente dovuto fare un regalo a Iole per tutte le volte che mi stava a sentire o comunque per il semplice fatto di essere sempre presente quando avevo bisogno di lei. Sì, era davvero una di quelle persone bellissime che non sei mai sicuro di avere la fortuna di incontrare nell'arco della tua vita e, soprattutto, un'amica invidiabile. Speravo davvero che valesse lo stesso anche per lei e beh, era ovvio che non avrei rinunciato mai e poi mai a quella presenza essenziale nella mia vita. Che si presentasse sottoforma di un'adorabile volpina dalla pelliccia morbida o una bella ragazza dagli occhi scuri e profondi per me rimaneva sempre indispensabile. Certo, mi piaceva leggermente di più poter avere una conversazione normale con lei ma iniziavo a far l'abitudine a parlare da solo, visto che tanto sono abbastanza chiacchierone da poter fare un monologo anche da solo. Eppure mi sarebbe piaciuto sentire molto un suo parere sulla situazione perché sì, il suo parere mi importava, altrimenti non le avrei mai raccontato tutto quello e avrei fatto prima a tenere ogni cosa per me, aspettando che tutte quelle sensazioni spiacevoli passassero da sole portate via dal tempo. Parlare con Iole, la mia migliore amica, l'unica persona oltre mia sorella capace di capirmi veramente, aveva un che di curativo e liberatorio, un effetto capace di farmi sentire meglio e sì, in certi casi anche di sollevarmi l'umore della giornata.
    Iole era speciale e di questo ero sempre stato convinto, anche se sui mutaforma non è che potessi proprio definirmi un esperto. Non ne avevo incontrati molti nella mia vita, tantomeno capaci di trasformarsi in animali. Forse Iole era proprio l'unica con cui avessi mai avuto a che fare. Era una capacità davvero sorprendente dal mio punto di vista, una capacità che le avrebbe facilmente permesso di raggiungere luoghi che le sarebbero stati altrimenti inaccessibili, come il dormitorio maschile del figli di Persefone. Certo, poteva anche capitare che all'improvviso la mutazione s'invertisse ma nè lei nè tantomeno io riuscivamo particolarmente bene a prevedere la cosa.
    Ad ogni modo, avevo ritratto la mano dopo che lei me l'aveva inavvertitamente morsa come a darmi un segnale di disapprovazione o qualcosa di simile, quindi si era allontanata dalla sua postazione con aria quasi offesa:
    « Eh? Che ho detto?» domandai perplesso, prima di scuotere la testa nel vedere che Iole era tornata accanto a me per ricevere di sicuro altre carezze -la conoscevo troppo bene, ormai.
    La accontentai, prima che mi sfuggisse di nuovo per sgattaiolare oltre la porta del bagno. Okay, probabilmente quello era uno dei momenti di cui vi ho parlato e forse avrei dovuto trovare alla svelta qualcosa da allungarle visto che non sarebbe stato molto carino per lei non avere niente con cui coprirsi. Okay, magari non sarebbe stato niente male come spettacolo ma... no, per quanto i miei istinti maschili cozzassero in maniera considerevole con la ragione, dovevo mantenere una certa indifferenza e far finta che avere una ragazza completamente nuda oltre una porta a pochi metri da lì fosse...normale.
    Mi schiarii la voce, leggermente imbarazzato da quei pensieri, cominciando a cercare con una certa agitazione qualcosa da allungarle:
    « Aehm... sì, sì certo, solo un secondo.»
    Avrei potuto prenderle dei vestiti di mia sorella ma non ne avevo lì a disposizione e poi avevo come l'impressione che Kira mi avrebbe strangolato -così, sensazioni- quindi per il momento afferrai il mio accappatoio e glielo allungai oltre la sottile fessura della porta, voltando la testa per non cadere nella tentazione di gettare a tradimento un occhio lì dentro:
    « Può andar bene per il momento? Se mi dici dove hai lasciato i tuoi vestiti corro a prenderteli o... non so, cercherò qualcosa da queste parti.»
    lhAq7mM
     
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